Il nome Strava è ormai diventato familiare come quello dei grandi campioni per gli appassionati di Ciclismo. Si tratta di una app che serve a monitorare i dati dei propri allenamenti attraverso le tracce Gps e i tempi segnati nei vari settori percorsi durante ogni pedalata. Il suo uso è diventato molto popolare sia tra i ciclisti professionisti che tra i cicloamatori e il modo in cui è costruita favorisce un senso di competizione per scalare le classifiche e raggiungere l’ambito e difficilissimo Kom, il miglior tempo di sempre in un tratto di strada definita, o più semplicemente completare una sfida proposta dal sistema.
Questo meccanismo può indurre però delle implicazioni molto negative, come ha confermato uno studio dell’Università d’Irlanda.
Oltre un miliardo di attività su Strava
Nata nel 2009 a San Francisco, l’app Strava si è imposta come il punto di riferimento tra gli strumenti per monitorare i dati degli allenamenti in bicicletta, aprendosi poi anche a podisti, sciatori e nuotatori. Gli utenti si iscrivono e poi possono caricare le tracce dei propri allenamenti registrate con un sistema Gps, vedere i tempi segnati in un determinato tratto di strada scoprendo la posizione in classifica e il confronto con gli altri pedalatori che hanno effettuato quello stesso pezzo di percorso. Uno dei motivi del suo successo è stato anche l’arrivo sulla piattaforma di molti professionisti, che hanno dato così ai cicloamatori la possibilità di avere un curioso termine di paragone.
Per fare un’idea del successo straordinario di Strava basti dire che dopo otto anni dal suo lancio, nel 2017, ha festeggiato il traguardo di un miliardo di attività caricate.
Il suo utilizzo, come quello di altre piattaforme simili come Nike + e Runkeeper, comporta anche dei rischi oltre ad un sano divertimento, come ha confermato uno studio condotto dall’Università Nazionale d’Irlanda.
‘Queste app sono un’arma a doppio taglio’
La ricerca irlandese si è svolta con interviste a 272 ciclisti ed ha scoperto che le app dedicate al fitness, Strava su tutte, rappresentano un incentivo nel seguire la propria routine di allenamento, ma che possono far nascere anche dei comportamenti molto negativi.
“La maggior parte degli atleti utilizza le tecnologie digitali per tenere traccia e condividere i dati degli allenamenti e supportare al meglio i propri obiettivi.
Ma queste app rappresentano un’arma a doppio taglio” ha dichiarato il Dottor Eoin Whelan. “Il nostro studio suggerisce che le app per il fitness possono aiutare a sostenere la routine di allenamento, ma che c’è anche il pericolo che alcuni utenti possano sviluppare delle tendenze ossessive che devono essere evitate” ha aggiunto l’esperto irlandese spiegando che questi strumenti invogliano gli utenti a continuare il monitoraggio attraverso premi ed incentivi. Secondo lo studio irlandese, coloro che usano Strava e le altre app simili per una sorta di riconoscimento sociale, ricevere elogi e sostegno pubblico, possono sviluppare una passione ossessiva per il ciclismo ed avere livelli di stress più alti.