Alberto Contador non ha mai nascosto la sua passione per Marco Pantani, il campione di cui si innamorò quando da ragazzino seguiva le corse in tv sognando di ripeterne le gesta. L’ex corridore spagnolo ha raccontato in un’intervista al giornale El Pais quanto sia rimasto colpito dal Pirata e soprattutto dall'impresa nella tappa del Galibier al Tour de France del 1998. Contador si è identificato in quel modo di interpretare il Ciclismo, cuore e generosità, portando avanti l’eredità di Pantani per lasciare il segno non solo negli albi d’oro delle corse, ma soprattutto nelle emozioni regalate agli appassionati.
Alberto Contador: ‘Sarò Pantani’
Alberto Contador era un ragazzino di neanche 16 anni in quell’estate del 1998 in cui Marco Pantani riscriveva la storia del ciclismo. Dopo aver vinto il Giro d’Italia, l’indimenticabile campione romagnolo partì alla conquista del Tour de France, un’impresa da leggenda costruita con una tappa dai risvolti epici. Pantani, attardato di tre minuti da Ullrich e con una cronometro ancora da affrontare, rovesciò la corsa con un attacco da lontano, partendo sul Galibier. Ullrich sprofondò in una crisi paurosa e sotto la pioggia battente di Les deux Alpes arrivò con ben nove minuti di distacco. Quell’impresa d’altri tempi è rimasta ben impressa nel cuore e nella mente di tanti tifosi, ma anche in quel ragazzo spagnolo che iniziava a correre in bicicletta e a sognare di essere come Pantani.
Contador ha raccontato di aver vissuto le imprese del Pirata, e soprattutto quella del Galibier, con pieno trasporto. Mentre Pantani sfidava Ullrich sotto la tempesta del Galibier, Contador davanti alla televisione si disse: “Sarò Pantani. È stato un momento che mi è rimasto impresso per sempre” ha ricordato con emozione l’ex corridore di Pinto.
“Quell’attacco sul Galibier, in cui ha dimostrato che gli scalatori sono gli unici in grado di rompere una corsa in modo inaspettato, quel capolavoro, mi ha segnato. Inconsciamente mi ha condizionato molto mentre stavo crescendo come ciclista” ha aggiunto il vincitore dei tre principali giri Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta de España.
‘Mi chiamavano Pantani’
Da quel momento Contador ha fatto suo quel modo di correre di Pantani, quel voler andare oltre le difficoltà e regalare qualcosa di più ai tifosi. Il due volte vincitore del Giro d’Italia ha raccontato di aver anche cercato di replicare lo stile inconfondibile, a mani basse, del suo idolo, ma senza riuscirci. “Lo stile non è qualcosa che si sceglie, sono gesti innati che escono da soli, e ognuno ha il suo modo di andare in salita” ha raccontato Contador ricordando anche come da ragazzino fosse stato soprannominato ‘Pantani’ per le sue capacità di scalatore. “Mi chiamavano Pantani nelle categorie giovanili, mi avevano ribattezzato così e questa è stata una pressione tremenda perché in tutte le gare volevo essere all’altezza di quel nome.
Dovevo vincere, e vincevo” ha ricordato Contador rammentando poi l’unica occasione in cui ha potuto parlare con il suo idolo.
L’incontro tra l’allora ventenne spagnolo e un Pantani ormai alle ultime e faticose pedalate della carriera, avvenne alla Vuelta Aragona dell’aprile 2003. Contador cercò il suo campione prediletto in mezzo al gruppo: “Gli dissi: ciao, sono Alberto Contador, è un piacere e un orgoglio poter correre al tuo fianco. È stata l’unica volta che ho parlato con lui” ha raccontato l’ex ciclista spagnolo.