La scorsa settimana Matteo Spreafico, corridore della Vinì Zabù, è stato trovato positivo a due test anti-doping e per questo è stato sospeso e allontanato dal Giro d'Italia. A fornire altri dettagli sulla vicenda è stato il quotidiano Repubblica che ha raccontato quello che è sarebbe stato un vero e proprio blitz da parte dei carabinieri, intervenuti dopo la segnalazione della Cadf, fondazione antidoping del Ciclismo. A finire nel mirino degli agenti è stato il team della Vinì Zabù che ora chiederà i danni d'immagine a Spreafico. Il team comunque racconta una versione dei fatti leggermente diversa da quella del quotidiano.
Gli agenti hanno perquisito le stanze di tutti i corridori e lo staff del team
Il tutto è avvenuto giovedì sera, quando una decina di carabinieri del Nas sono entrati nell'hotel del Cardo di Valdidentro, vicino a Bormio, quando la squadra di Angelo Citracca e Luca Scinto era a cena. Una volta entrati nell'albergo, i carabinieri hanno provveduto a perquisire tutte le stanze dei ciclisti e dei membri dello staff della Vinì Zabù. Repubblica parla di "camere rivoltate": in seguito a queste perquisizioni, Matteo Spreafico ha ammesso di aver usato l'Enobosarm, il cui principio attivo (l'ostarina) è considerato un anabolizzante vietato dalla Wada. Il blitz è nato dopo la segnalazione della fondazione antidoping del ciclismo, che aveva riscontrato la positività ai test di Spreafico e ha avvertito come da protocolli le autorità italiane.
Citracca smentisce in parte Repubblica: 'Nessun blitz, solo due o tre agenti per la notifica'
Ma Citracca, direttore sportivo del team, ha fornito una versione differente. Secondo l'ex corridore infatti, non c'è stato un vero e proprio blitz, ma si sarebbero presentati solo due o tre agenti in borghese. Spreafico è stato collaborativo, ha confessato che utilizzava tale integratore, comprato autonomamente su internet.
Così lo ha consegnato alle autorità che hanno provveduto a controllare la sua camera e hanno scritto un verbale. Spreafico si è dunque assunto. tutte le. sue. responsabilità.
Il team comunque sembra intenzionato a chiedere a Spreafico i danni d'immagine causati dalla vicenda. Il principio attivo dell'ostarina, utilizzato già in passato da altri sportivi come sostanza dopante, è stato inizialmente pensato come terapia oncologica per lo sviluppo e il ripristino delle masse muscolari.
Spreafico, quando è stato raggiunto dalla notifica, era sprovvisto di prescrizione medica e non godeva di nessuna esenzione per fini terapeutici. Il corridore, figlio d'arte, rischia ora quattro anni di squalifica.