Alex Schwazer, oggi trentaseienne, lotta da 5 anni per contestare la squalifica ai suoi danni per doping del 2016. Oggi l'archiviazione del caso da parte del gip del Tribunale di Bolzano Walter Pelino, che accoglie la richiesta del pm. Le motivazioni del giudice aprono ora nuovi scenari, nei quali si "accerta con altro grado di probabilità" che i campioni di urina del 2016 possano essere stati alterati.

Pelino sottolinea le mancanze di Wada e Iaaf

Il gip sottolinea, inoltre, le gravi mancanze di Wada (World Anti-Doping Agency) e Iaaf (international Association of Athletics Federation), sostenendo che tali organi abbiano "operato in maniera totalmente autoreferenziale, non tollerando controlli esterni, fino ad arrivare a produrre dichiarazioni false".

Il giudice Pelino sottolinea inoltre che ci sia la credibilità razionale che i campioni di urina di Schwazer del 2016 possano essere stati manomessi al fine di screditare l'atleta insieme al suo allenatore Sandro Donati ed impedire loro di partecipare ai giochi olimpici di Rio de Janeiro.

Sono quindi "falso ideologico, frode processuale e diffamazione" i reati indicati dal gip nei confronti di chi avrebbe manipolato le provette.

Le fasi del caso Schwazer

Una carriera iniziata nell'adolescenza quella di Alex Schwazer, che già nel 2005, a soli 20 anni, si distingue per la vittoria dei Campionati Italiani di Marcia. Il talento dell'atleta altotesino è confermato dal bronzo ai mondiali di Osaka del 2007, ma soprattutto con l'oro olimpico ai giochi di Pechino 2008.

Nel 2012 però la prima tegola sulla carriera di Alex, che risulta positivo all'eritropoietina ricombinante in un controllo a sorpresa da parte del Wada, fatto che porta all'esclusione dal CONI e dalla squadra di marcia sui 50 km per le successive Olimpiadi di Londra.

In seguito alla squalifica del 2013 di 3 anni e 6 mesi, nel 2014 Schwazer patteggia per una pena di 8 mesi e 6000 euro.

Torna a gareggiare nel 2016, alla fine regolamentare della squalifica, in occasione dei campionati del mondo a squadre di marcia organizzati a Roma con una prestazione da primo classificato.

Il 21 giugno 2016 si diffonde la notizia della positività di un campione di urine, risultato negativo ad un primo controllo. Un secondo controllo più approfondito rivela però nelle urine tracce di metaboliti del testosterone, confermando la positività del campione.

Il legale di Schwazer annuncia il ricorso, sostenendo una manipolazione esterna del campione di urine. Ricorso respinto in sede olimpica a Rio de Janeiro l'8 agosto 2016, quando l'atleta viene squalificato per 8 anni.

Nuove strade si aprono per nel 2018 quando, in seguito ad un indagine dei RIS di Parma, viene rilevata un'alta concentrazione di DNA nel campione di urine il che, secondo la difesa, dimostrerebbe i tentativi di manipolazione.

Dopo diverse udienze in cui non vengono sciolti i dubbi sul caso, il 18 febbraio 2021 il Gip di Bolzano dispone l'archiviazione del caso per "non aver commesso il fatto".

Il legale di Schwazer soddisfatto: abbiamo lottato anni

Gerhard Brandstaetter, il legale del marciatore, fa sapere che la comunicazione dell'archiviazione del caso è arrivata durante un allenamento di Schwazer e che si ritiene particolarmente soddisfatto per l'esito del processo: "la soddisfazione è tanta, perché abbiamo lottato anni per questo".

L'atleta si attiverà presto sia a livello di giustizia civile, ma anche sportiva, al fine di ottenere una revoca della squalifica.

Una notizia che non fa altro che aumentare le speranze di un arricchimento del medagliere della nostra nazionale per le prossime Olimpiadi, cui Schwazer si augura di partecipare nonostante lo scarso preavviso.