Sono passati 30 anni dalla vittoria di Franco Chioccioli al Giro d'Italia ma sembra che da quel 1991 siano trascorsi secoli, almeno per il Ciclismo italiano, che non riesce più a vincere come faceva un tempo. Quelli di Chioccioli sono stati 12 anni intensi di carriera da professionista, dal 1982 al 1994, con un palmares di tutto rispetto, culminato con la storica vittoria del 1991.

In un’intervista esclusiva per il canale ciclismo di Blasting News, il campione ha fatto il punto sul movimento di ieri e di oggi con lo sguardo rivolto al futuro e un'idea chiara in testa: per Chioccioli, oggi nel ciclismo, mancano quelle rivalità che in passato hanno caratterizzato il mondo delle due ruote e incollato alla televisione gli appassionati.

Blasting News: iniziamo da quel Giro d'Italia 1991: che ricordi conserva di quel successo?

Quel Giro d'Italia 1991 mi lascia ricordi ancora più intensi oggi di allora. Ricordo tutta la mia avventura, tutti i miei giorni vissuti in Rosa. È una grande soddisfazione, perchè vincere un Giro d'Italia non è facile, riuscirci dopo tanti anni e tanti tentativi è stata una bella soddisfazione. In quegli anni c'erano molti corridori che puntavano al Giro e al Tour.

Il campione del Giro nel 1991: "Il ciclismo senza rivalità è un po' anonimo"

A proposito di corridori di quegli anni, cosa ricorda delle sfide con Bugno e Chiappucci?

Il ciclismo, senza una sfida tra vari capitani è un po' anonimo. Non sa di tanto.

Il ciclismo ha bisogno di rivalità come quella tra Moser e Saronni. Tra squadre e capitani. Poi magari fuori si era anche amici. Se una squadra domina e non ha avversari è un ciclismo un po' anonimo. Non c'è più la lotta come c'era tra me, Bugno e Chiappucci: ce le davamo di santa ragione in corsa poi fuori eravamo amici. Quella lotta che dava un po' di interesse alle persone e oggi manca un po' di questo.

Oggi si fa più fatica a tifare o per uno o per l’altro.

Sono passati 30 anni dal suo successo al Giro. Crede che il ciclismo sia cambiato?

Il ciclismo è sempre uguale, si va sempre su una bicicletta con due ruote. Il ciclismo non cambierà mai se non cambiano i mezzi. Ma cambiano le metodologie, gli avversari e tante altre cose.

Ci sono squadre oggi che sono imbattibili e altre meno. Ai tempi miei le squadre con l'uomo di punta e di classifica erano ben chiare, oggi le squadre sono aperte a tutti. Chi ha gambe ha le sue possibilità. Allora c'erano i capitani e i gregari: i gregari avevano poche chances se il capitano non gli dava il via libera. Ci sono atleti con doti diverse: è cambiata in senso evolutivo la preparazione.

Ha qualche rimpianto in carriera? Qualcosa che non ha fatto fino in fondo...

Sono soddisfatto ma ovviamente ho anche dei rimpianti. Nel 1988 nella tappa del Gavia, se fossi riuscito a portare a casa il Giro lo avrei vinto tre anni prima. E mi cambiava un po' la vita.

In che modo la pandemia ha colpito il mondo del ciclismo?

Questa situazione ha messo in difficoltà tutto l'ambiente dello sport e della vita, non solo il ciclismo. Stanno cambiando i rapporti di vita tra le persone. Occorre avere rapporti molto distaccati anche andando a vedere le corse ci sono regole da rispettare. Con la pandemia cambiano tutte le situazioni ma speriamo si possa tornare presto alla normalità. Se rimane così, il ciclismo a livello dilettantistico sta finendo, sta cambiando radicalmente. Nei professionisti un po' meno ma ci sono difficoltà.

Chioccioli: "Vedo il ciclismo italiano in una situazione di difficoltà"

Come vede il ciclismo italiano? In crisi o no?

Siamo in una situazione di difficoltà, non vedo tante chance con i nostri avversari stranieri.

Una volta il ciclismo era tutto italiano, ora è tutto straniero. Il ciclismo l'abbiamo dato agli altri e ora ce lo dobbiamo riprendere. Col tempo tornerà qualche italiano bravo.

Vede qualche ciclista italiano competitivo per le corse a tappe o siamo sempre appesi a Nibali?

Non vedo qualche corridore che possa essere da gara per le corse a tappe. Dobbiamo aspettare qualche generazione in più. Non so nemmeno chi potrà essere essere il dominatore delle corse a tappe nei prossimi anni.

Chi vede favorito al Giro e al Tour di quest’anno?

Egan Bernal so che viene al Giro ma io mi auguro sempre che ci possa essere il successo di un italiano. Sarà molto difficile ma tifo sempre italiano. Spero che ci possa essere in questa stagione un rinascita anche di Fabio Aru.