Se da un lato il Gran Premio di Germania ha rappresentato il ritorno alla vittoria di Marc Màrquez, dall'altro ha certificato la crisi nera del pilota della Yamaha ufficiale. È ormai diventato un caso nel paddock della MotoGP, oggetto di discussione di addetti ai lavori, trasmissioni televisive e dei fans sui social network. Già, perché Vinales ha ottenuto un solo podio nel corso della stagione 2021, culminato con la vittoria nel Gran Premio del Qatar, peraltro magistralmente condotto con un passo gara non sostenibile dagli altri piloti. Da lì in seguito, buio pesto e tante difficoltà tecniche: due quinti posti, un settimo, un ottavo, un decimo, un undicesimo e un diciannovesimo posto.

Troppo poco per un pilota del suo talento, già campione del mondo Moto3 nel 2013 in sella a una KTM, rivelazione della stagione insieme al portoghese Miguel Oliveira. Al termine del Gran Premio di Germania ha ammesso, inoltre, di aver pensato al ritiro "per vergogna", salvo poi ripensarci e concludere la gara, sintomo di un notevole disagio e frustrazione del #12. Restano, perciò, da capire quali siano le ragioni di questo clamoroso e inaspettato declino delle sue prestazioni.

Figure ingombranti nel box

Sin dal suo arrivo in Yamaha nel 2017, Maverick Vinales ha sempre dovuto confrontarsi con figure di una certa importanza, dapprima con Valentino Rossi e ora con il nuovo wonderkid Fabio Quartararo.

Ha, perciò, dovuto adattarsi a scenari completamente diversi rispetto al suo esordio nella classe regina con Suzuki nel 2015. Inizialmente ingaggiato come rookie emergente in MotoGP proveniente dalla Moto2, gli fu inizialmente affiancato Aleix Espargarò, affinché fungesse da chioccia all'allora 20enne pilota spagnolo. Tale intuizione di Davide Brivio (allora team manager Suzuki e ora CEO di Alpine F1) si rivelò vincente, in quanto il pilota di Figueres sfruttò l'intera stagione 2015 per "farsi le ossa", per poi emergere nel 2016 come pilota di punta e riportare al successo la casa di Hamamatsu nella classe regina dopo un digiuno di ben 9 anni.

L'ultimo a vincere in sella a una Suzuki fu, infatti, Chris Vermeulen, pilota australiano con un passato in Superbike, in occasione del Gran Premio di Francia a Le Mans nel 2007. È, quindi, possibile che abbia risentito psicologicamente del miglior trattamento, mediatico e non, riservato ai piloti succedutisi nell'altra metà del box.

Assen, corsi e ricorsi storici

Se il leggendario tracciato olandese, pesantemente rivisitato nel 2006, possa rappresentare una ripartenza per Vinales non possiamo purtroppo saperlo. Ciò che sappiamo è che fu proprio lo spagnolo a vincere l'ultimo Gran Premio tenutosi nella terra dei tulipani nel 2019 (l'edizione 2020 non venne disputata a causa della pandemia di COVID-19), quando si impose davanti a Marc Màrquez e Fabio Quartararo. Se ciò non dovesse accadere o, perlomeno, se non riuscisse a fornire una performance degna del suo talento, Yamaha potrebbe iniziare a guardarsi intorno e, in futuro, operare scelte drastiche all'interno del suo parco piloti.