Grande sorpresa nella seconda giornata di gare di Ciclismo su strada alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Se nella corsa in linea riservata agli uomini, il podio è stato monopolizzato dai favoriti della vigilia, il 25 luglio in quella femminile si è registrato un risultato del tutto inatteso. Il titolo olimpico è stato deciso da una fuga partita agli albori della corsa e da cui si è poi avvantaggiata l’austriaca Anna Kiesenhofer, atleta proveniente dal triathlon. Il gruppo delle favorite ha tardato a reagire, lasciando più di dieci minuti alle battistrada e lanciando così al clamoroso successo la ciclista austriaca.

L’Italia ha corso sulla difensiva per tutta la prova, ma nel finale Elisa Longo Borghini ha trovato lo spunto per agguantare una medaglia di bronzo che replica quella conquistata cinque anni fa a Rio.

Olimpiadi, cinque in fuga

All’indomani dell’esaltante corsa in linea maschile vinta da Richard Carapaz, il programma del ciclismo delle Olimpiadi di Tokyo 2020 ha proposto la corsa riservata alle donne, che invece ha un po’ deluso le attese. Il percorso un po’ più facile dal punto di vista altimetrico rispetto a quello visto il 24 luglio, ma soprattutto l’attendismo del gruppo, probabilmente timoroso dello strapotere dello squadrone olandese, ha costruito una corsa del tutto diversa.

Alle prime pedalate si è formata al comando una fuga di cinque atlete: Omer Shapira (Israele), Vera Looser (Namibia), Anna Kiesenhofer (Austria), Carla Hoberholzer (Sud Africa) e Anna Plichta (Polonia). Il gruppo non ha reagito, lasciando prendere più di dieci minuti di vantaggio alle battistrada, da cui hanno poi perso contatto Looser e Hoberholzer.

Solo la Germania ha sacrificato una delle sue atlete per cercare di alzare un po’ il ritmo del plotone, dove tutte le altre sono rimaste in attesa delle mosse delle olandesi, dominatrici delle ultime edizioni di Mondiali e Olimpiadi.

Vana rincorsa della Van Vleuten

La corsa si è animata finalmente a sessanta chilometri dall’arrivo, quando l’Olanda ha deciso di portare una serie di allunghi in successione con Vollering, Vos e Van Vleuten, provocando un po’ di selezione in gruppo e cominciando a limare il distacco dalle battistrada.

Sulla salita di Doshi road, Van Vleuten è poi riuscita ad andarsene da sola, mettendosi all’inseguimento delle fuggitive, ma sempre con più di cinque minuti di distacco. Sulla successiva ascesa a Kagosaka pass anche l’azione dell’olandese si è un po’ spenta, mentre al comando Kiesenhofer ha staccato prima Plichta e poi anche Shapira. Van Vleuten è stata ripresa dal gruppo inseguitore, da cui è partito qualche scatto isolato, senza però nessuna continuità all’inseguimento, che di fatto non è mai partito.

Kiesenhofer è così arrivata al passaggio nel circuito del Fuji, con 18 km da percorrere, con ancora due minuti su Shapira e Plichta, e più di quattro su un gruppo passivo e rassegnato. La trentenne austriaca si è difesa sui saliscendi dell’ultimo anello pedalando in agilità e gestendo così il grande vantaggio acquisito.

L’Olanda ha cercato un disperato nel finale, riuscendo con il forcing di Vollering e Van der Breggen a riprendere Plichta e Shapira e rimettere in gioco le medaglie d’argento e di bronzo. Ormai nel circuito del Fuji, Van Vleuten ha approfittato di un ultimo strappo per avvantaggiarsi, e anche Longo Borghini, dopo una corsa tutta d’attesa, è riuscita a scattare per entrare in zona medaglia.

Kiesenhofer, ormai stremata, ha coronato la sua corsa da sogno per prendersi questa clamorosa medaglia d’oro, ma anche Van Vleuten e Longo Borghini, con argento e bronzo, hanno concluso mostrando grande soddisfazione più che il rammarico per aver buttato l’occasione di correre per il titolo olimpico.