La Parigi–Roubaix è considerata la più dura delle classiche del ciclismo professionistico, non solo per i corridori, ma anche per le biciclette. L’edizione numero 116 dell’Inferno del Nord, vinta ieri da Dylan Van Baarle, ha confermato una volta di più tutta l’asprezza di una corsa tanto unica e spietata da essere definita l’ultima follia del Ciclismo.

Gli oltre 50 chilometri da pedalare sul pavè hanno messo ancora una volta a dura prova i corridori, tra cadute, incidenti meccanici e episodi particolari, che hanno disegnato un intreccio di storie, componendo il racconto di una corsa affascinante e senza tempo.

L’incidente a Laporte sul pavè di Saint Python

La difficoltà estrema del pavè della Parigi - Roubaix, un fondo molto più rurale rispetto a quello delle classiche fiamminghe, è stata ben evidente nelle tante cadute, forature e rotture che si sono verificate durante la corsa. Se scivolate e forature sono situazioni all’ordine del giorno nella Roubaix, decisamente più particolare è quanto successo a Christophe Laporte. Il corridore francese partiva tra gli outsider più interessanti della corsa, dividendo la leadership della Jumbo Visma con il rientrante Wout van Aert.

Laporte è però uscito presto di scena, complice una clamorosa rottura della ruota posteriore in un tratto di pavè. L’incidente meccanico è avvenuto in uno dei primi settori di pietre, quello di Saint Python, a circa 150 chilometri dall’arrivo.

Laporte stava pedalando in gruppo quando la sua ruota posteriore si è letteralmente spezzata in due. Per fortuna il corridore della Jumbo Visma ha gestito la situazione, evitando la caduta. L’attesa dell’ammiraglia per il cambio di bici è però costata molto tempo a Laporte, che è finito nelle retrovie della corsa ed è poi stato costretto al ritiro.

Van Aert: ‘Ognuno ha la sua storia alla Roubaix’

Christophe Laporte è stato l’unico dei corridori della Jumbo Visma non concludere la Parigi–Roubaix, ma la sua defezione si è rivelata pesante per il team, che nella parte finale della corsa non ha più potuto contare su nessun uomo da affiancare a Wout van Aert.

“Laporte ha avuto sfortuna. È un peccato, perché se fossimo stati insieme nel finale di corsa avremmo avuto più opzioni”, ha raccontato al termine della corsa Wout van Aert, arrivato al secondo posto, alle spalle di Dylan Van Baarle.

Il campione belga ha però trovato il lato affascinante di questa situazione. “Ognuno ha la sua storia alla Roubaix. Quando tornerò sull’autobus ascolterò le storie dei miei compagni di squadra, le uniremo e capiremo cosa è successo. Questo è il bello della Roubaix”, ha commentato Wout van Aert.