Tutto come previsto al Giro di Lombardia. Tadej Pogačar ha tenuto fede al ruolo di super favorito della vigilia e ha firmato, per la seconda volta consecutiva, il Giro di Lombardia. La corsa è stata tenuta in pugno dalla UAE Emirates del campione sloveno, che ha poi piazzato l'attacco sulla salita di Civiglio, rimanendo solo con Enric Mas e Mikel Landa, che poi si è staccato. Pogačar ha poi risposto facilmente ai tentativi di attacco portati da Mas, contando sul suo spunto in volata, decisamente superiore. L'epilogo non ha offerto sorprese: Pogačar ha disposto senza problemi di Mas nello sprint ed ha bissato a Como la vittoria ottenuta lo scorso anno a Bergamo.

La corsa ha regalato anche le emozioni dell'addio di Nibali e Valverde, due campioni che hanno lasciato un segno profondo nel mondo del Ciclismo e nel cuore degli appassionati.

Lombardia: tutto tranquillo sul Ghisallo

Il Giro di Lombardia ha fatto calare il sipario sulle corse storiche di questo 2022 di grande ciclismo, che nella prossima settimana offrirà ancora qualche appuntamento minore. La corsa è partita con una fuga di Lawson Craddock, Alessandro De Marchi, Kenny Elissonde, Simone Ravanelli, Cristian Scaroni, Luca Covili, Davide Bais, Alex Tolio e Natnael Tesfatsion.

In testa al gruppo si sono portate Jumbo-Visma, Movistar e UAE, le squadre dei principali favoriti. La corsa è stata molto lineare nella fase centrale e anche nelle prime due delle quattro salite inserite nella parte decisiva. Prima del Ghisallo il gruppo ha annullato la fuga iniziale, quindi la Jumbo di Vingegaard ha cercato di aumentare l'andatura in salita, ma senza riuscire a fare una netta selezione.

LA UAE ha poi preso l'iniziativa in vista dello scollinamento, alzando ancora il ritmo e continuando nel successivo tratto verso il primo passaggio dal San Fermo della Battaglia. Anche qui non ci sono state iniziative d'attacco, con la fortissima UAE di Tadej Pogačar che ha deciso di spostare l'apertura delle ostilità alla successiva salita di Civiglio.

Ciclismo, l'affondo di Pogačar sul Civiglio

È stato qui, a circa venti chilometri dall'arrivo, che la UAE ha dato l'accelerata decisiva per preparare l'affondo del fuoriclasse sloveno, che è puntualmente arrivato. L'azione di Pogačar ha disperso gli avversari. Solo Enric Mas ha dimostrato di avere la brillantezza per reagire, mentre Mikel Landa ha approfittato di un rallentamento dei due corridori più forti per rientrare su di loro. Jonas Vingegaard non è invece riuscito a reagire agli scatti ed è uscito rapidamente dal cuore della corsa. Dopo qualche indugio iniziale, Mas ha preso coraggio e ha dato man forte a Pogačar, e questo ha aperto una voragine dietro ai primi tre, ormai sicuri di giocarsi la vittoria tra di loro.

Pogačar ha potuto contare sulle sue doti di sprinter decisamente superiori rispetto ai due spagnoli, ed è così rimasto in posizione più tranquilla. Mas ha tentato il tutto per tutto sull'ultima salita, il San Fermo della Battaglia, attaccando per un paio di volte, ma trovando sempre la pronta risposta del fuoriclasse sloveno, mentre Landa è rimasto attardato.

La corsa si è così risolta sul lungolago di Como con una volata a due tra Pogačar e Mas, uno sprint dall'esito scontato che lo sloveno ha vinto senza difficoltà, mettendo così in bacheca la seconda vittoria consecutiva al Giro di Lombardia, la terza in una classica monumento. Mas ha comunque conquistato un secondo posto di valore e prestigio, confermando il salto di qualità visto in questa seconda parte di stagione.

Landa ha chiuso il podio, mentre Higuita e Carlos Rodríguez hanno anticipato gli inseguitori per il quarto e quinto posto.

Poi è stato il momento delle emozioni forti per le ultime pedalate della carriera di Valverde e Nibali. Lo spagnolo è stato nel cuore della corsa fino all'ultimo, vincendo la volatina degli inseguitori per il sesto posto. Nibali è arrivato un po' più indietro, dopo essersi staccato all'inizio del Civiglio.

È da sottolineare l'11° posto di Andrea Piccolo, primo degli azzurri al traguardo. Ad appena 21 anni, nel giorno dell'addio di Nibali, è un segno di speranza e fiducia per il ciclismo italiano, mai così in difficoltà come nell'ultima stagione.