Si avvicina il momento delle gare di ciclismo su pista alle Olimpiadi di Parigi 2024 e l’Italia punterà a essere nuovamente protagonista. La nostra nazionale ha una storia gloriosa in questa disciplina olimpica, che ha sempre regalato grandi emozioni ai tifosi e risultati di prestigio, come dimostra il terzo posto nel medagliere all time, alle spalle di Francia e Gran Bretagna. Ripercorriamo le tappe principali della storia azzurra del Ciclismo su pista nelle rassegne a cinque cerchi.

Enrico Brusoni e l’oro dimenticato a Parigi 1900

Una storia che ebbe inizio proprio a Parigi 1900, nella seconda Olimpiade, quando Enrico Brusoni conquistò la medaglia d’oro nella Course des Primes, specialità primordiale della corsa a punti attualmente disputata.

La storia di questo trionfo è controversa, visto che per lungo tempo la sua impresa era stata dimenticata e l’attribuzione ufficiale è arrivata solo cent’anni dopo. Infatti in quell’edizione si disputarono molte gare dimostrative all’interno dell’Esposizione Universale parigina e solo nel 2000, grazie al lavoro dello storico olimpico Bill Mallon, questa competizione è stata riconosciuta come olimpica. Enrico Brusoni è diventano così il primo ciclista italiano ad aver vinto un oro olimpico, grazie alla vittoria ottenuta davanti al tedesco Karl Duill e al francese Louis Trousellier.

Il dominio del quartetto azzurro nell’inseguimento a squadre

Negli anni venti e trenta l’Italia del ciclismo su pista domina in una disciplina: l’inseguimento a squadre.

Il quartetto azzurro, pur con una composizione sempre diversa, riesce a conquistare la medaglia d’oro in quattro Olimpiadi consecutive: Anversa 1920 (Arnaldo Carli, Ruggero Ferrario, Primo Magnani, Franco Giorgietti), Parigi 1924 (Angelo De Martini, Alfredo Dinale, Aleardo Menegazzi, Francesco Zucchetti), Amsterdam 1928 (Cesare Facciani, Giacomo Gaioni, Mario Lusiani, Luigi Tasselli) e Los Angeles 1932 (Nino Borsari, Marco Cimatti, Alberto Ghilardi, Paolo Pedretti).

Nelle edizioni successive, prima e dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia si conferma sempre sul podio, torna a conquistare il titolo ad Helsinki 1952 (Loris Campana, Mino De Rossi, Guido Messina, Marino Morettini) e poi si ripete Melbourne 1956 (Leandro Faggin, Antonio Domenicali, Franco Gandini, Valentino Gasparella). Tra il 48’ e il 56’ citiamo poi anche gli ori conquistati da Renato Perona-Ferdinando Teruzzi nel tandem, Mario Ghella ed Enzo Sacchi nella velocità e Leandro Faggin nel chilometro da fermo.

Roma 1960: l’edizione da record con quattro ori su pista

Le Olimpiadi di Roma 1960 sono state un’edizione memorabile per il ciclismo su pista italiano, con gli azzurri capaci di conquistare la medaglia d’oro in tutte e quattro le specialità presenti. Il grande protagonista fu Sante Gaiardoni, che ottenne il titolo olimpico sia nel chilometro da fermo che nella velocità. Oltre all'ennesimo successo nell’inseguimento a squadre con il quartetto formato Luigi Arienti, Franco Testa, Mario Vallotto, Marino Vigna, arrivò anche la vittoria di Giuseppe Beghetto e Sergio Bianchetto nel tandem. Anche l’edizione successiva di Tokyo 1964 fu ottima per gli azzurri, con l’oro conquistato da Giovanni Pettenella nella velocità e da Sergio Bianchetto e Angelo Damiano nel tandem.

I successi degli anni 90 con Lombardi, Martinello, Collinelli e Bellutti

Gli anni 70 e 80 vedono un drastico calo di risultati per l’Italia nel ciclismo su pista olimpico, ma la rinascita arriva negli anni 90 e il digiuno si interrompe a Barcellona 1992, quando Giovanni Lombardi vince la corsa a punti e riporta l’Italia sul gradino più alto del podio. L’edizione di Atlanta 1996 vede gli azzurri nuovamente protagonisti con ben tre medaglie d’oro conquistate: Andrea Collinelli nell’inseguimento individuale, Silvio Martinello nella corsa a punti e Antonella Bellutti nell’inseguimento individuale femminile. L’atleta di Bolzano è riuscita poi ripetersi nell’edizione successiva, conquistando l’oro nella corsa a punti a Sydney 2000.

Le medaglie d’oro recenti: Elia Viviani e il quartetto con Filippo Ganna

L’inno di Mameli nel ciclismo su pista alle Olimpiadi è tornato a suonare a Rio 2016, con il successo di Elia Viviani nell’Omnium. Nella specialità più complessa e difficile da gestire, il nativo di Isola della Scala riuscì a imporre la propria superiorità e conquistare la vittoria davanti al britannico Mark Cavendish e al danese Lasse Norman Hansen. Una gara in cui Viviani prese il comando della classifica alla quarta prova, nel chilometro da fermo, e riuscì poi a gestire in modo impeccabile la corsa a punti finale.

Infine l’ultimo grande successo azzurro è arrivato a Tokyo 2020 con il quartetto formato da Simone Consonni, Francesco Lamon, Jonathan Milan e Filippo Ganna che ha riportato l’oro nell’inseguimento a squadre.

Una finale straordinaria per gli azzurri, che riuscirono a battere con una rimonta negli ultimi metri la Danimarca, superata di 0.166, e timbrare anche il record del mondo. A Parigi 2024 il quartetto azzurro proverà a ripetersi per continuare la gloriosa storia italiana nel ciclismo su pista.