Una storia fatta di forza di volontà, di passione e di tenacia. La voglia di non mollare per inseguire un sogno che si chiama Olimpiade e per Diego Pettorossi è diventato realtà nel momento in cui ha fatto segnare il tempo utile sui 200 metri per andare ai Giochi. Ha disputato le batterie, è stato ammesso al ripescaggio dove è arrivato davvero a un passo dalla semifinale. Non si è qualificato, ma per il momento va bene così. Perché Diego non è un atleta professionista, ha dovuto chiedere un'aspettativa dal lavoro per essere alle Olimpiadi di Parigi.

Il suo sogno è quello di entrare in un gruppo sportivo che gli consenta di fare atletica senza 'salti mortali', un minimo di tempo per allenarsi e competere. Ha già 27 anni ma il suo obiettivo, dichiarato nel corso di una recentissima intervista, è quello di disputare le Olimpiadi di Los Angeles tra quattro anni.

Le forze armate sono l'unica via per fare atletica in Italia

In Italia per chi sceglie l'atletica leggera e la vuole disputare a livello agonistico c'è solo un modo: arruolarsi nelle forze armate in modo da avere un supporto economico. Oltre il settanta per cento degli atleti che fanno parte della spedizione italiana in Francia sono arruolati nei carabinieri, in polizia, nella guardia di finanza o nella marina militare.

Tra questi non figura Diego Pettorossi che, invece, vive e lavora negli Usa per un'azienda di San Antonio, in Texas, e si occupa di dati di sviluppo di software. "Ho chiesto un periodo di aspettativa - racconta l'atleta italiano - per tornare in Italia ad allenarmi con costanza. Lavoravo dalle 7 alle 16 e poi andavo a correre sulla pista di un liceo.

Lo facevo da solo, a orari assurdi e senza fisioterapista".

Dall'Italia agli Usa

Diego Pettorossi è cresciuto in una famiglia di sportivi, il padre Mario Pettorossi giocava a basket ai massimi livelli ed era nel roster dell'Olimpia Milano che vinse lo scudetto nelle stagioni 1981-82 e 1984-85. Lui è cresciuto a Bologna e aveva iniziato a giocare a rugby prima di innamorarsi dell'atletica.

"Mi ha dato una scarica di adrenalina incredibile, era il mio primo sport individuale e la passione per l'atletica mi ha sempre dato un equilibrio molto importante".

Purtroppo praticare atletica a livello professionistico in Italia è praticamente impossibile, a meno che non sei un fenomeno e trovi uno sponsor a darti supporto o fai la scelta, come già detto, di arruolarti nelle forze armate. "Dopo il liceo sono andato a Torino e ho fatto la laurea in scienze motorie - spiega Diego Pettorossi - ma non riuscivo a coniugare i due aspetti della mia vita, quello da studente e quello sportivo". Poi il trasferimento negli Usa dove si iscrive al college. "Negli Usa mi hanno messo nelle condizioni di non dover scegliere, studiavo e riuscivo anche a fare attività sportiva.

Tutto questo percorso mi ha portato a maturare tardi dal punto di vista dell'atletica, ma alla fine i tempi sono venuti fuori e sono riuscito a migliorare le mie performance".

Pettorossi propone le 'borse di studio olimpiche'

Diego Pettorossi centra dunque il problema che è anche di altri atleti. "Se posso arrivare a due centesimi da una semifinale olimpica da non professionista, penso di poter fare ancora meglio se avessi la possibilità di allenarmi con costanza". Il velocista bolognese si dichiara 'in cerca di opportunità': "Penso di aver dimostrato di poter competere tra gli atleti migliori al mondo, sono alle Olimpiadi.

Secondo me bisogna dare ai ragazzi la possibilità di coltivare le proprie passioni, soprattutto se hanno talento".

Tra le proposte che Diego Pettorossi suggerisce c'è quella di 'borse di studio per un ciclo olimpico'. Un supporto per studenti atleticamente promettenti, in modo da investire non solo su atleti affermati, ma su possibili e futuri campioni. "Una realtà che esiste in altri paesi", evidenzia.