A pochi giorni dalla grande sfida della corsa in linea dei Mondiali di ciclismo, in programma domenica 28 settembre, Tadej Pogačar è tornato a parlare in conferenza stampa. Nel quartier generale della nazionale slovena in Ruanda, il campione in carica si è presentato davanti a una folta schiera di media internazionali. Nonostante la pesante e inattesa sconfitta subita nella cronometro di domenica scorsa, Pogačar è apparso fiducioso in vista della prova in linea in cui proverà a difendere il titolo conquistato un anno fa in Svizzera.
Lo sloveno ha spiegato di aver preparato questa parte della stagione concentrandosi più sulla corsa in linea che sulla cronometro, e che dopo alcuni giorni trascorsi a Kigali ha iniziato ad adattarsi al particolare contesto ambientale del Ruanda.
"Il clima è caldo e può anche essere umido, è complicato, la sensazione in bici è diversa", ha dichiarato Pogačar, che poi ha criticato la scelta dell'organizzazione di inserire la salita più dura, il Mont Kigali, nella fase centrale della corsa e non nel finale.
Pogačar: 'Le sensazioni in bici sono un po' diverse'
Fino alla scorsa settimana, le attese per la corsa in linea dei Mondiali di ciclismo erano tutte per i monologhi di Tadej Pogačar e una sua facile riconferma in maglia iridata. Il quarto posto rimediato nella cronometro, e soprattutto il sorpasso subito a opera di Remco Evenepoel, hanno però fatto sorgere qualche dubbio sulla condizione del campione in carica.
In conferenza stampa, Pogačar ha raccontato di essersi messo alle spalle la giornata negativa della cronometro.
Il campione sloveno era arrivato in Ruanda dopo una trasferta in Canada, e molto a ridosso della cronometro. Questo non gli avrebbe permesso di acclimatarsi a sufficienza alle particolari condizioni di Kigali, condizionando la sua prestazione. Pogačar ha raccontato di aver avvertito delle sensazioni migliori giorno dopo giorno. "Qui si corre in alta quota, e questo è un aspetto che spesso si dimentica. Non sono 2.000 metri, ma 1.500 metri. Lo senti piuttosto bene", ha spiegato il campione del mondo in carica.
"Sono contento di essere arrivato così presto, pensando alla corsa su strada. Le mie gambe sono buone, e martedì e mercoledì sono stati alcuni degli allenamenti più piacevoli che abbia mai fatto quest'anno.
Mi è piaciuto molto trovarmi in questo ambiente", ha aggiunto Pogačar, spiegando che comunque il clima ruandese pone delle difficoltà. "È caldo e può anche essere umido. È complicato. In bici, la sensazione è un po' diversa", ha dichiarato il quattro volte vincitore del Tour de France.
'Sarebbe stato più divertente con il Mont Kigali nel finale'
Pogačar ha parlato anche delle ricognizioni sul percorso effettuate in questi giorni e ha criticato la scelta di inserire il Mont Kigali e il Mur de Kigali, le difficoltà più ostiche, nella fase centrale della corsa e non nel finale. "Dal Mont Kigali c'è ancora tanta strada da fare. Un attacco lì è sempre possibile, se si hanno le gambe per farlo. Ma è un peccato che abbiano messo quella salita così lontana dal traguardo", ha commentato il campione del mondo.
"Sarebbe stato più divertente metterlo più avanti nella gara. Anche se alcuni corridori penseranno che quel passaggio sia già abbastanza vicino all'arrivo", ha aggiunto Pogačar.
La compagna di Pogačar, Urška Žigart, ha parlato di un tema interessante che potrebbe influire sulla capacità dei corridori di esprimersi al meglio. Žigart, che correrà sabato 27 nella prova élite femminile, ha sottolineato come a Kigali, più che l'altitudine, sia l'inquinamento a farsi sentire. "All'inizio, Tadej e io pensavamo che avremmo sofferto di più perché Kigali si trova a un'altitudine di 1.500 metri, ma penso che la qualità dell'aria non sia delle migliori e che sia molto dannosa per i polmoni", ha dichiarato Žigart.
"In allenamento, tossivamo ogni giorno dopo aver terminato la sessione, semplicemente per lo sforzo. Credo che sia una cosa a cui tutti dobbiamo abituarci", ha aggiunto l'atleta della nazionale slovena.