La Rai ci riprova con il pagamento del "canone speciale" dovuto dai proprietari di apparecchi "atti o adattabili alla ricezione" e che va a colpire, secondo le previsioni, quattro milioni e mezzo di partite Iva italiane tra imprese, artigiani e professionisti. Un vero e proprio invio in massa di comunicazioni con annessi bollettini precompilati, parecchio di moda in questo periodo in cui si parla tanto di sburocratizzazione, con l'obiettivo di far cadere nella rete il maggior numero di pesci possibili.

La questione è già conosciuta e riguarda, secondo quanto indicato nelle lettere inviate dalla Rai, il pagamento del canone per chi possiede apparecchiature, anche moderne, "atte o adattabili alla ricezione del segnale tv" quali personal computer, decoder, chiavette usb, monitor e così via.

Due anni fa intervenne l'allora Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, a chiarire in ricorrenza di quali condizioni dovesse essere pagato il canone.

Canone speciale Rai, ecco chi deve pagarlo e chi no

Ed allora, un apparecchio privo di sintonizzatori radio che possa operare nelle bande destinate al servizio di radiodiffusione non deve essere ritenuto atto, né adattabile, alla ricezione delle radioaudizioni. Tradotto significa che, dovrà pagare il canone speciale Rai un apparecchio che sia dotato di sintonizzatore (un monitor o un computer collegato a chiavette o a schede dotate di sintonizzatore, un cellulare dotato di ricevitore), mentre in mancanza del sintonizzatore non vi è l'obbligo del pagamento.

Non vanno, pertanto, inclusi nel pagamento del Canone speciale Rai le altre forme di diffusione del segnale audio/video che avvengano con un segnale diverso da quello radio. Anche qui, tradotto, un pc in ufficio collegato ad un canale tv in streaming tramite segnale web non è obbligato al pagamento del canone.

Nel frattempo, però, la Rai ci sta provando e molti stanno già pagando per non avere ulteriori rogne, sia tra quelli che effettivamente sono obbligati, sia quelli che avrebbero potuto evitare il pagamento.