Tra i vari punti inseriti nel decreto Milleproroghe, in discussione alla Camera dove probabilmente verrà approvato in giornata ricorrendo al voto di fiducia, la proposta di "soluzione" al problema delle partite Iva e dei contribuenti minimi è di quelle che accontenta a metà.

Gli errori e il regime dei minimi

Dopo l'ammissione sia da parte del premier Matteo Renzi che del ministro del Lavoro Poletti di aver commesso un "autogol" con la Legge di Stabilità che ha di fatto peggiorato le condizioni dei lavoratori autonomi, quando a fine 2014 si era deciso di abolire tutti i regimi agevolati in vigore e sostituirli con un unico nuovo regime, il governo prova adesso a mettere una pezza con dei correttivi.

Il cosiddetto regime forfettario, introdotto e ufficialmente in vigore dal 1 gennaio 2015, prevede la tassazione sostitutiva Irpef al 15%, senza Iva e ritenute e applicabile senza limite di tempo, purché sussistano di tutti i requisiti previsti dalla norma. Il primo aspetto negativo del nuovo regime "naturale" è stato individuato principalmente nelle soglie di fatturato introdotte, in maniera differenziata per categoria, entro le quali si è confinati se si vuole permanere nel regime. In particolare si sono opposte le associazioni e gli ordini dei professionisti, visto che il tetto stabilito per questa categoria è quello più basso, pari a 15 mila euro annuali (praticamente la metà del precedente regime).

In attesa dei correttivi al nuovo regime, la proroga del vecchio

Il Governo ha così più volte annunciato "ritocchi" e aggiustamenti per rimediare agli errori commessi, annunci che spaziavano dal possibile innalzamento delle soglie (anche per andare incontro alle richieste che arrivano dall'Europa) all'ipotesi di abbassamento della tassazione al 10% (una via di mezzo tra il vecchio e il nuovo regime).

Alla fine, un nulla di fatto. O una mezza vittoria. Questione di punti di vista, come la storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Nell'impossibilità (anche in considerazione di tutte le altre vicende che occupano l'attività di Governo e Parlamento) di dare subito una risposta definitiva, si è pensato a salvare quello che c'è.

Il regime introdotto resta immutato, ma nel frattempo, almeno fino alla fine dell'anno in corso, chi aprirà la partita Iva potrà ancora scegliere di aderire al vecchio regime dei contribuenti minimi. Una piccola beffa per tutti coloro che si sono "affrettati" ad aprire la posizione negli ultimi mesi del 2014 per non perdere l'occasione della tassazione al 5% e la soglia di ricavi a 30 mila euro.

Contributi Inps Gestione Separata

Parlando di vittorie, almeno una è certa. Con l'approvazione dell'emendamento Saltamartini, sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari, il decreto Milleproroghe blocca l'incremento dell'aliquota contributiva Inps per il 2015, previsto dalla Monti-Fornero, che resta così ferma invece al 27,72% per il terzo anno consecutivo.

Soddisfazione da parte del popolo dei freelance, che confidano anche sugli ulteriori annunci fatti da Renzi a mezzo Twitter, il quale vorrebbe portare all'attenzione di un prossimo Consiglio dei Ministri la discussione su degli interventi che rendano più equilibrato livello dei diritti dei lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti (indennità di malattia e maternità).