Per quanto riguarda le nuove modalità di pagamento del Canone Rai 2016, si attendeva con ansia l'arrivo del Decreto Ministeriale che avrebbe dovuto chiarire la materia. In realtà però con la pubblicazione del Decreto, le cose non si sono per nulla chiarite e anzi secondo qualcuno la disciplina è divenuto ancora più nebulosa. I primi a denunciare questo stato di fatto sono stati i rappresentanti delle principali associazioni nazionali di consumatori, che hanno reso pubbliche le perplessità di molti contribuenti, circa le regole poco chiare che il decreto ha espresso in merito al pagamento del Canone.

Questi dubbi sono stati presi in considerazione dal Consiglio di Stato.

Per Morando nessuna marcia indietro

L'organo consultivo, chiamato a dover dare un parere sul decreto ministeriale, che disciplina le modalità di pagamento del Canone Rai 2016, ha dato parere negativo. Questo a causa di molteplici criticità nel testo del decreto come ad esempio quelle relative ai soggetti che possono far valere l'esenzione e alla stessa definizione di 'Apparecchio televisivo'. Ovviamente il diniego del Consiglio di Stato ha sollevato un polverone clamoroso, tanto che qualcuno ha addirittura ipotizzato un rinvio della prima rata di pagamento del Canone Rai, che dovrebbe essere pagata con la bolletta della luce di luglio.

Il viceministro Enrico Morando interpellato nelle scorse ore sull'argomento, è intervenuto affermando che non vi sarà nessun rinvio e che le critiche del Consiglio di Stato sono state ingigantite dai media.

Il governo Renzi continua per la sua strada

Il viceministro afferma che dunque da parte dell'esecutivo diretto da Matteo Renzi non vi sarà alcuna marcia indietro e dunque la prima rata si pagherà regolarmente secondo quanto stabilito in precedenza.

Enrico Morando ribadisce anche che con le nuove modalità di pagamento del Canone Rai 2016, l'obiettivo del governo è quello di tutelare gli onesti facendoli pagare di meno e colpire invece tutti coloro i quali fino ad ora hanno evaso il pagamento di questa imposta e che d'ora in avanti non potranno più farlo.