Sembra che il salvataggio della Banca Monte dei Paschi di Siena non sarà indolore per le tasche degli italiani. Mentre il già pessimo rating dell’Italia di Standard & Poors resterà inalterato, lo sforzo statale che dovrà salvare l’istituto bancario senese, potrebbe portare dei buchi che andrebbero colmati tramite emissione di titoli di Stato che l’Italia non può permettersi e che a loro volta potrebbero portare l’Unione Europea a chiedere al nostro governo di rivedere i conti. Una stretta di cinghia similare a quella del governo Monti per intenderci.

Tra l’altro, la manovra di bilancio approvata dal governo Renzi poco prima del famoso referendum del 4 dicembre scorso è ancora al vaglio dell’Unione, ed è facile immaginare quanto possa essere facile una richiesta da parte dell’UE di rivedere la manovra per riuscire a rendere sostenibili, almeno parzialmente, i costi di questo salvataggio.

Come potrebbe dunque l’Europa chiedere all’Italia di arginare l’esposizione eccessiva dei propri conti? Attraverso l’attivazione di clausole di salvaguardia che andrebbero a ripercuotersi su I.V.A. e accise. Secondo il Giornale, ci troveremmo di fronte a una nuova recessione che porterebbe a un ricorso al famigerato fondo salva stati e alla cosiddetta e temuta Troika.

Il caso MpS

I 6,5 miliardi che lo Stato dovrà spendere per salvare il Monte dei Paschi di Siena sono il risultato di anni di continua “cattiva gestione” dell’Istituto Senese, un colosso che conta 5000 dipendenti. È la terza volta, che l’importante istituto bancario si trova in grave difficoltà e già per due volte lo Stato era intervenuto per poter salvare la banca.

La soluzione adottata, simile a quella adottata per il famoso caso Banca Etruria, non soddisfa di certo gli investitori, e secondo gli esperti l’intervento dello Stato non esime il Monte dei Paschi da futuri ed ulteriori problemi di natura economica. In ogni caso parte dei soldi destinati dallo stato alla banca serviranno per tutelare anche i piccoli risparmiatori.