Il governo appare intenzionato a varare una manovra bis per il periodo di Pasqua, e sono varie le categorie di prodotti che rischiano un aumento dei prezzi. Oltre i soliti noti come tabacco, scommesse e carburanti, questa volta si punta alla cosiddetta “tassa sulla Coca Cola”. Il balzello è già entrato in vigore in altri paesi. La giustificazione per il suo inserimento è sempre stata la lotta al’ obesità.

La tassazione dovrebbe fruttare sui 200 milioni di euro, ma come era facile aspettarsi, le multinazionali del settore stanno già sollevando le barricate; e anche il viceministro dell’ economia Luigi Casero, esponente parlamentare in forza ad Alternativa Popolare, avrebbe posto un alt al governo sulla questione.

Saranno invece tassate sicuramente le sigarette di fascia bassa e sarà creato un vero e proprio giro di vite su giochi e scommesse, che comprenderà anche prelievi sulle vincite, la cosiddetta "tassa sulla fortuna", ma non solo. Verranno toccati dalla manovra anche Gratta e vinci, Lotto e Superenalotto senza dimenticare le slot machine.

Il parere negativo dell’ associazione di categoria.

L’ Assobibe, ossia la branca di Confindustria che riguarda le bibite analcoliche, per bocca del suo presidente Aurelio Ceresole, appare alquanto critica sulla possibile decisione del governo. Ceresole punta il dito sull’impatto negativo che un aumento dei prezzi potrebbe avere sul mercato e di conseguenza anche sull’ indotto e per forza di cosa sull’ occupazione.

Si parla di migliaia di posti di lavoro che si snodano spesso a livello di piccole realtà, con stabilimenti che sono talvolta il centro occupazionale principale di centri che non offrono molte alternative. Ciò, naturalmente, sarebbe negativo anche per PIL. Ma Ceresoli si focalizza anche sull’ IVA, che per il comparto è al 22%, tra le più alte d’ Europa (media del 16,5%), mentre solitamente nel settore alimentare si attesta tra il 4% e il 12%, non vedendo dunque la necessità di un ulteriore aumento della tassazione sul prodotto.

Assobibe inoltre vede la nuova tassazione come ingiustificata, per un settore in contrazione da un decennio e che pesa per meno dell’ 1% sul consumo di calorie quotidiane di un italiano. Si è dunque anche lontani dai livelli smodati del consumo di bibite zuccherate come in USA o Gran Bretagna e ben lontani dalla media europea. L’Italia infatti si attesta al terzultimo posto.