Non solo Italia, Francia, Germania e Spagna. Ben 10 paesi europei avrebbero detto sì alla proposta di una web tax sui colossi della rete internet. E anche altri 9 paesi, per un totale complessivo di 19 paesi europei su 27 che compongono attualmente l'Unione Europea, avrebbero confermato il loro appoggio alla proposta. Secondo diversi organi di stampa la nuova tassa verrà introdotta già con la legge di Bilancio 2018.

I dettagli della web tax

Per dovere di precisione, la nuova tassa sui ricavi dei colossi informatici non verrà introdotta nel decreto fiscale che è calendarizzato per l'approvazione la prossima settimana.

Né sarà inserita nel disegno di legge dei Governo. Ma dovrebbe essere varata, a quanto è dato sapere, durante l'esame parlamentare.

Dopo l'accordo di Tallinn, che ha dato il via alla creazione dei nuovo tributo, gli esperti sono al lavoro su due ipotesi distinte. Una più soft dal punto di vista dell'imposizione e una molto più severa. L'ipotesi più accomodante, diciamo così, prevede un'aliquota forfettaria dell' 8% sui ricavi dei colossi del web, che abbiamo o meno una stabile organizzazione sul territorio nazionale.

Di fatto, è la strada più facile da percorrere e da implementare. D'altra parte, presenta diversi inconvenienti, primo fra tutti la necessità di un controllo adeguato nei confronti delle aziende per non rivelarsi un buco nell'acqua per gli scarsi effetti che produrrebbe in mancanza del controllo stesso.

Infatti, lo scopo della norma, secondo le intenzioni del Governo, non è tanto quella di far pagare Google, Facebook o altri. Quanto, piuttosto, far emergere i ricavi reali dei giganti del web prodotti nel nostro Paese.

L'altra ipotesi sul tavolo

La tassazione dei fatturati è quindi l'ipotesi che, in questo momento, anche per il favore con cui è vista a livello europeo, ha più possibilità di vedere la luce.

Ma, come dicevamo, c'è anche un'altra ipotesi sul tavolo dei regolatori. Se il gigante del web in questione, chiunque esso sia, ammettesse volontariamente di avere una stabile organizzazione in Italia, cosa che, giocoforza, fa presumere un fatturato maggiore di quello effettivamente dichiarato, il Governo italiano pretenderebbe esclusivamente il pagamento dell'Iva dovuta.

Alcuni, però, affermano che una disposizione del genere sarebbe carente sotto il profilo dell'equità o forse, addirittura, incostituzionale.

Infatti, dato che Google ha, di fatto, recentemente accettato di pagare sia le imposte dirette che quelle indirette, ci si chiede perché ora si dovrebbe fare un'eccezione per gli altri. Sta di fatto che il Governo ha bisogno di trovare risorse da poter inserire nella legge di Bilancio e, finalmente, in Parlamento sembrano tutti d'accordo.