La Legge di Bilancio 2018 è stata appena approvata dal Senato, ed ora si appresta ad approdare alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati. Il testo licenziato da Palazzo Madama sarà sicuramente preso d'assalto dai deputati con migliaia di emendamenti, ma anche il Governo ha in mente alcune novità. Su tutte, spicca il rinvio di un anno dell'abolizione degli studi di settore che già dall'anno d'imposta 2017 avrebbero dovuto cedere il passo agli ISA (indicatori sintetici di affidabilità fiscale).

La notizia non ha sicuramente reso felici i contribuenti e gli operatori fiscali alle prese con l'ennesima retromarcia in materia tributaria.

Vale, in ogni caso, la pena di valutare le motivazioni alla base della scelta del Governo.

Le difficoltà di gestione simultanea dei due strumenti

La decisione del Governo di rinviare al 2018 l'abolizione degli studi di settore ha innanzitutto una motivazione di tipo gestionale. Ad oggi, sono stati approvati gli ISA solamente per 70 tipologie di contribuenti. Le categorie per le quali gli indicatori non sono stati approvati entro il 31 dicembre 2017, dovranno continuare a presentare gli studi di settore. Di qui le difficoltà per l'Amministrazione Finanziaria di gestire simultaneamente due diversi strumenti. Analoghe difficoltà sussistono, ovviamente, anche in sede di consulenza fiscale da parte dei professionisti.

Problemi di natura costituzionale alla base della scelta?

Inoltre non appaiono secondarie alcune questioni di tipo costituzionale. Senza un rinvio, si rischierebbero trattamenti diversi tra i contribuenti. Da un lato coloro che usufruiranno dei nuovi indicatori sintetici di affidabilità fiscale, dall'altro una larga platea di contribuenti ancora soggetti agli studi di settore.

La contemporanea presenza dei due istituti potrebbe creare trattamenti diseguali tra contribuenti, in contrasto con i principi costituzionali.

Studi di settore, accertamenti in costante calo

Il Governo sembra già intenzionato a proporre l'emendamento che proroga di un anno la definitiva messa in soffitta degli studi di settore.

Anche se i contribuenti dovranno ancora attendere un po' di tempo, si può già affermare che sta per concludersi un'era durata 20 anni. Introdotti a partire dall'anno d'imposta 1998, inizialmente solo per alcune tipologie di attività, gli studi di settore hanno via via interessato larga parte del mondo economico, specialmente PMI e lavoratori autonomi.

Dopo circa un ventennio, gli studi di settore stanno dunque per andare in soffitta. Va ad ogni modo sottolineato che gli accertamenti da studi di settore hanno avuto una drastica diminuzione negli ultimi anni. La stessa Amministrazione Finanziaria ha iniziato ad abbandonare il ricorso ai suddetti studi come metodo di accertamento. Con gli ISA i contribuenti si troveranno davanti ad uno strumento di compliance, capace (nelle intenzioni dei promotori) di promuovere l'adempimento spontaneo.