Il sistema di determinazione e di calcolo della Tari, così come è ora, sarebbe iniquo e discriminatorio sfavorendo le famiglie più povere rispetto alle altre. Di conseguenza andrebbe cambiato passando ad un modello basato sulla produzione dei rifiuti. Ad affermarlo è uno studio appena pubblicato dalla Banca d'Italia, che ha passato sotto la lente tutta la struttura della Tariffa sui Rifiuti.

Lo studio di Bankitalia conferma anche quanto raccomandato in tempi recenti anche dalla stessa Unione europea. Il nostro Paese, infatti, è stato sanzionato dall'Europa proprio per questi motivi.

Ecco perché sarebbe urgente cambiare la struttura dell'imposta. Le resistenze, da questo punto di vista, non mancano. Infatti, come conferma lo studio di Banca d'Italia la Tari garantisce ai Comuni italiani un gettito annuo di circa 10 miliardi di euro.

Le criticità evidenziate dallo studio di Bankitalia

L'attuale meccanismo di calcolo della Tari non peccherebbe solo di iniquità nei confronti delle famiglie con redditi più bassi. Ma, nello stesso tempo, non incentiverebbe un uso più responsabile delle risorse dell'Ambiente. Inoltre la gestione attuale dell'imposta sarebbe tale da gravare sulle famiglie italiane come una vera e propria patrimoniale. Dato, infatti, che almeno dal 2016 la Tari rappresenta l'unica forma di prelievo sulla prima casa suscettibile di subire degli aumenti a discrezione dei singoli Comuni, secondo lo studio pubblicato da Banca d'Italia andrebbe rivista anche la composizione sociale della tariffa.

Infatti, è certificato che circa il 60% del valore complessivo della Tari grava completamente sulle famiglie. E questo senza tenere conto del reddito del nucleo familiare o della quantità di rifiuti prodotta da quel nucleo.

Le indicazioni fornite dallo studio

Nel suo studio la Banca d'Italia suggerisce al Legislatore di rivedere completamente i criteri di calcolo dell'imposta che dovrebbe essere basata su un presupposto impositivo differente.

Questo presupposto sarebbe stato identificato nel passaggio dal criterio attuale, quello della dimensione dell'immobile adibito ad abitazione, al criterio basato sulla effettiva quantità di rifiuti prodotta. l'adozione di un simile criterio sarebbe più in linea con quelle che sono le richieste dell'Unione europea e con il principio della cosiddetta benefit taxation. In pratica, secondo questo approccio i cittadini vengono tassati in proporzione ai benefici che ricevono dai servizi pubblici erogati dallo Stato. Di conseguenza, maggiore è la quantità di rifiuti prodotta dal singolo cittadino che il sistema pubblico deve smaltire maggiori saranno le Tasse che dovrà pagare per quel servizio. In questo modo, secondo lo studio di Banca d'Italia, verrebbe migliorata anche la qualità della vita dei cittadini. Non solo, si ripercuoterebbe positivamente anche sul valore degli stessi immobili.