WhatsApp allarga i suoi confini e dai messaggini di testo passa alle telefonate. È ormai ufficiale: non solo l'azienda recentemente acquistata da Facebook avrà le chiamate vocali, ma siamo anche in dirittura d'arrivo: se ne parlerà nel 2015. A dir la verità non è la prima volta che si parla delle chiamate vocali di WhatsApp. La concorrenza le ha già, tanto che si sperava che già entro la fine dell'anno l'azienda californiana le fornisse, ma non è un'impresa semplice.
L'obiettivo di WhatsApp, dice il CEO Jan Koum, è di fornire un servizio di alta qualità, e visto che oggi in giro ci sono Smartphone troppo diversi tra di loro, con microfoni realizzati materialmente in modo troppo disomogeneo, si rischiano interferenze o, per dirla in maniera tecnica, qualche bit di troppo nelle conversazioni.
A causa dell'architettura differente degli smartphone in circolazione, afferma Koum, le chiamate vocali di WhatsApp rischierebbero di essere disturbate e di cattiva qualità. Un lusso che nemmeno un'applicazione così importante può permettersi visto che si correrebbe il rischio di far scappare i clienti verso la concorrenza. Da qui la decisione di andarci cauti ed aspettare qualche mese in più per avere un prodotto migliore.
Ma quanto costeranno le chiamate vocali su WhatsApp? Ha risposto anche a questo quesito il CEO di fronte all'assemblea degli azionisti, ed ha già preannunciato che ci sarà un costo (a differenza dei messaggini che sono gratuiti), ma comunque sarà molto basso. L'idea è di permettere di utilizzare questa funzione anche nei Paesi emergenti che sono un mercato potenzialmente enorme come India e Cina, e per questo i costi devono essere necessariamente bassi.
Non avremo di certo i 17 centesimi di scatto alla risposta e i 40 cent al minuto delle attuali compagnie telefoniche, ma più probabilmente le tariffe saranno tarate su quelle attuali di Skype, o ancora più basse.
La cosa più importante è che anche WhatsApp passa alle chiamate vocali, e non ci sarà nemmeno bisogno di una forte rete internet perché, essendo realizzato per funzionare anche nei Paesi poveri, persino una rete sgangherata come quella italiana permetterà un utilizzo ottimale della funzione. A questo punto non ci resta che aspettare il prossimo anno.