Milano - La magistratura Brasiliana mette il bavaglio aWhatsappper l'ennesima volta,precisamente la terza,poiché l'azienda che gestisce la piattaforma di messaggistica istantanea si rifiuta di fornire i dati necessari allo svolgimento di un'indagine di polizia.
WhatsApp, le multe ed il blocco totale
Il giudice incaricato, ha imposto inizialmente una multa giornaliera di 15 mila euro per spingere l'azienda a collaborarecon le forze dell'ordine nella condivisione dei dati sensibili. La multa si è trasformata poi in un ordine di blocco dell'app, di fatto diventata inutilizzabile.Jan Koum, cofondatore di WhatsApp, tranquillizzai 100 milioni di utenti sul ripristino del black out, che dovrebbe cessare a breve.
Il fondatore di WhatsApp si lamenta poiché contesta ai giudici l'impossibilità di condividere tali informazioni, in quanto non in suo possesso, poiché non ancora criptate attraverso le precedenti versioni e quindi non rintracciabili e disponibili per le forze dell'ordine.
Nei mesi precedentii primi blocchi temporanei
Il primo blocco risale a dicembre 2015 quando un giudice di stabilì un blocco di 48 ore, il secondo blocco il 2 maggio scorso, durò 72 ore.Continuano i problemi per tutte le grandi aziende di comunicazione digitale, le quali riscontrano quotidianamente in tutto il mondo ostilità da parte degli organi istituzionali alle forze dell'ordine.La continua richiesta di dati sensibili agli amministratori delle piattaforme di messaggistica come WhatsAppdovrebbero far riflettere sulla reale importanza che queste app rivestono in questi anni di comunicazione digitale.
La collaborazione tra le aziende e le istituzioni dovrebbe trovare un punto d'incontro evitando una conseguente censura nociva come nel caso del Brasile per ben 3 volte in soli 8 mesi. La corte suprema, dotata di poteri decisionali ampi ed assoluti, rende praticamente controllabile qualsiasi applicazione libera, come nel caso di WhatsApp, il che implica un abuso della privacy reale e severo nel caso di inadempienza collaborativa.