La startup cinese sensetime è diventata oramai la più grande azienda cinese di piattaforme fornitore di algoritmi AI (artificial intelligence). Finora nota solo agli addetti ai lavori, si lancia sul mercato e gli investitori non si sono lasciati scappare l’occasione, si parla di 600 milioni di dollari investiti nella società nata nel 2014 che, secondo il Financial Times, si occupa di riconoscimento facciale, deep learning e guida autonoma.
La società, che assieme ad altre già collabora con la polizia cinese, adesso si ritrova obiettivo di una scalata capeggiata dal colosso cinese da 429 miliardi di dollari dell’e-commerce Alibaba, seguito da Singapore Temasek e dal gruppo Suning. Il gruppo raggiungerebbe così il valore di 4,5 miliardi di dollari e il Ceo Li Xu ha già confermato che l’obiettivo della società è quello di utilizzare Il capitale per espandere la sua presenza all'estero e per incrementare la possibilità di applicazioni dell’IA in campo industriale.
Alle spalle di tutto c’è il governo cinese
Quello che colpisce della faccenda è che non sono solo i suddetti gruppi di investimento privati ad interessarsi al settore dell’AI. Lo stesso governo cinese starebbe dando una grossa mano a colossi come Baidu e Alibaba per inserirsi in un settore dove a farla da padrone per il momento ci sono i già noti colossi californiani Google, Facebook, Microsoft, Ibm ecc.
Il governo cinese ha infatti intenzione di costruire nel giro di cinque anni un campus per lo sviluppo dell’innovativa tecnologia dal valore di 13,8 miliardi di yuan che darà ospitalità a 400 imprese che dovrebbero produrre un valore annuo di circa 50 miliardi di yuan. Il complesso sorgerà a ovest di Pechino nella periferia di Mentougou per un’estensione di quasi 55 ettari.
Ma la Cina sembra intenzionata a dare del filo da torcere agli USA anche sul piano della ricerca, a uno degli appuntamenti più importanti dedicati all’AI, il meeting annuale dell'Associazione per la promozione dell'IA (Association for the Advancement of AI), il paese asiatico ha presentato un numero di studi superiore del 25% a quello degli Stati Uniti, attestandosi al secondo posto nelle ammissioni proprio dietro gli americani.
Inoltre i cinesi hanno dalla loro la possibilità, grazie a regole sulla privacy meno stringenti che in altri paesi e alla mancanza dei vincoli che ci sono in occidente, di raccogliere con più facilità l’enorme mole di dati necessari per far funzionare al meglio la tecnologia dell’intelligenza artificiale. Questo si traduce, in concreto, in un rodaggio e messa a punto dell’algoritmo di funzionamento molto più celere grazie anche alla sorveglianza globale che il governo può mettere campo.