Se fino a qualche anno fa ci si avvaleva dell'uso del dizionario per apprendere il significato di termini sconosciuti, oggi, nell'era di Internet, la situazione si è completamente capovolta, dal momento che la navigazione online assurge a protagonista della nostra vita quotidiana. Ci si affida quindi sempre più spesso al potente ed efficiente Google per chiarire dubbi di qualsiasi natura: culturale, culinaria, curiosa e, persino, medica.

Ma in questo 2018, il termine che ha dominato sulla lunga riga bianca che appare nel momento in cui si apre il browser è stato "sessismo" e il suo aggettivo affine "sessista".

Il picco di ricerca del termine

Sebbene le parole "sessismo" e "sessista" siano state impiegate negli ambiti più vari e in varie circostanze da personaggi appartenenti a diverse correnti (scientifiche, fisiche, politiche, televisive), è nel maggio 2018, precisamente nell'arco di tempo che va dal 13 al 19 del mese suddetto, che Google Trends ha registrato un'impennata di ricerche di questo calibro.

Si parte da un programma nazionalpopolare, il Grande Fratello Vip, dove il concorrente Luigi Mario Favoloso viene squalificato dal gioco per aver indossato una maglietta con su scritta una frase sessista, con un contenuto definito dalla padrona di casa, Ilary Blasi, terribilmente "orrendo" a tal punto da non essere stato divulgato ufficialmente.

La stragrande maggioranza della popolazione italiana, affidandosi a Google, si è chiesta: "Cosa significa sessista?". Tale espressione è stata usata da molte altre figure al di fuori del talk show di Canale Cinque, ma non per questo meno autorevoli. Per citarne alcuni: Alessandro Strumia, studioso del Cern, il quale aveva sostenuto che la fisica fosse stata opera di persone di sesso maschile; Mauro Laus, il senatore del PD che aveva urlato alla grillina Alessandra Maiorini: "vai in cucina"; oltre alla storia del MeToo.

E molto altro ancora.

Il sessismo spiegato da Cecilia Robustelli

La linguista Cecilia Robustelli, che ha scritto per Treccani, collabora con l'Accademia della Crusca e insegna all'università di Modena e Reggio Emilia, ha spiegato e chiarito al Corriere della Sera che, nella lingua italiana, "sessista" indica l'atteggiamento discriminatorio di chi giustifica, promuove o difende l'idea dell'inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile.

Ovviamente - continua la linguista - vale anche il contrario, ma sono scarsi i casi in cui sono gli uomini ad essere sminuiti dalle donne.

In ogni caso, il termine fa la sua primissima comparsa negli anni '60 ad opera di alcune femministe americane.

Tre tipi di sessismo

Robustelli, nella sua dichiarazione, afferma che esistono tre tipologie di sessismo: intanto quello sguaiato, che include una serie di doppi sensi. Poi quello nascosto nella lingua, si pensi a espressioni come "ministro" o "primario" utilizzate sempre al maschile, anche quando questi ruoli sono ricoperti dalle donne. Si parla, infine, di sessismo benevolo quando ci si rivolge alle donne in modo apparentemente carino, ma, dietro quelle "carinerie" si cela, per l'appunto, un atteggiamento discriminatorio.

'Parole avanti, femminismo del terzo millennio'

La femminista Claudia Sarritzu, di origini sarde, sostiene che una tale discriminazione "può essere combattuta e sconfitta solo con una rivoluzione culturale, perché la mentalità si può cambiare solo attraverso le parole, a patto che siano corrette e rispettose".

Nel suo saggio, intitolato "Parole avanti, femminismo del terzo millennio", essa esprime indignazione contro le battaglie condotte in solitudine, in quanto non è solo necessario avvalersi di mezzi nuovi e diversi, ma è indispensabile - soprattutto per le nuove generazioni - partire dal presupposto che insieme si può pensare, si deve lottare, scendere in piazza.