C'era una volta il Monopoli e il Risiko, si potrebbe ben dire: ora per divertirsi con un gioco di società, ci si deve affidare a "Squillo".
Il nome fa intendere già che non si tratta di un gioco per bambini: in effetti, per tutelarsi da eventuali proteste, la casa ideatrice del social game, la Raven, ha pensato bene di specificare sulla scatola la dicitura "Contenuti espliciti e violenti, destinato a un pubblico di soli adulti".
Il gioco, apparentemente, sembrerebbe uno di quelli "normali": la partita si svolge seduti attorno a un tavolo, ogni giocatore sceglie preventivamente un personaggio e si provvede poi a distribuire le carte.
Qual è lo scopo del social game? Quello di fare soldi in maniera molto particolare e cioè sfruttando escort e prostitute di strada.
Inutile dire che "Squillo" è diventato, in breve, uno dei giochi di società più venduti in assoluto: inventato da Immanuel Casto, musicista e provocatorio cantante, noto soprattutto agli amanti del genere porno groove, è diventato ormai un "cult" dei giochi da tavolo.
Il problema è che il gioco è diventato talmente popolare da finire addirittura tra i banchi del Senato: non tanto perchè i nostri parlamentari abbiano voglia di provarlo (ci mancherebbe solo questa...), ma soprattutto per via di una richiesta inoltrata da Emanuela Baio (Api), Maria Pia Gravaglia (Pd) e Laura Bianconi (vice capogruppo Pdl) che stanno promuovendo un'iniziativa volta al ritiro immediato del gioco.
L'accusa è quella diffondere la mercificazione del corpo femminile e la brutalizzazione del sesso, attraverso pratiche ignobili come il gerbilling, vera e propria "tortura" che consiste nell'introdurre animaletti vivi come piccoli roditori nella vagina.
Non mancano, ovviamente, i "difensori" del gioco, tutti coloro che giudicano "puramente ludici" i suoi contenuti e che, per questo, non devono essere demonizzati al punto tale da essere considerati diseducativi.
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