Eclettico ed estroso, Raimondo Rossi, alias Ray Morrison (nome d’arte scelto in omaggio al grande Jim Morrison), è un fotografo, stylist e art director. Perugino ma vive a metà tra Roma e Los Angeles, si è contraddistinto per la sua versatilità artistica e per la passione viscerale per il mondo della Moda. Si è fatto notare quattro anni fa partecipando a eventi del calibro del Pitti Immagine Uomo di Milano, Firenze e Hollywood e ora collabora come fotoreporter per le riviste più importanti del panorama del fashion, tra cui FABUK Magazine e Sir-K Magazine.

Inoltre, Ray è stato scelto come ‘cover man’ per Getty Images, GQ, Vogue, NZZ e GMARO che l’hanno immortalato per il suo modo di vestire piuttosto originale. Come se non bastasse, è curatore d’immagine di modelli e personaggi famosi che posano per un servizio fotografico o per dei video. Su Vogue sono contenuti i suoi esempi di fotografia e di reportage per mostrare la sua poliedricità e raffinatezza che conducono Ray in ogni lavoro. Per conoscere meglio la sua passione per la fotografia e i suoi progetti futuri, Blasting news ha contattato Raimondo per un’intervista.

L’intervista a Ray

Ciao Raimondo, raccontaci un po’ di te. Chi è Ray Morrison? Come nasce?

Ho fatto studi scientifici e poi mi hanno chiamato per realizzare un paio di video per una ragazza di Milano che partecipava a diversi festival.

Da quel momento, il mio video è stato visto anche da altre persone, poi mi hanno chiamato per fare uno shooting per uno stilista di Roma e da lì sono entrato nell’ambito della prima moda e della fotografia. Ho iniziato a frequentare qualche evento di moda e lì mi hanno spinto a fare un corso di fotografia. Dopodiché, ho realizzato dei reportage interessanti fino a essere stato chiamato da due riviste di Londra per una collaborazione.

Quindi, gli ultimi 4-5 anni ho frequentato diversi backstage e ho creato un mio stile, realizzando ritratti fotografici che tuttora sono molto apprezzati. Tra poco dovrebbe uscire un mio servizio su ‘Trend Magazine’ e sarà davvero molto interessante perché riguarda un filosofo milanese. Niente… poi è arrivato il virus e ora sto aspettando che la situazione si sistemi prima di organizzarmi.

Come ti stai preparando in questi giorni per realizzare i tuoi servizi fotografici?

Adesso, mi sto organizzando per quando sarà possibile realizzare dei servizi. A marzo dovevo andare a Los Angeles, dove c’era il mese dedicato alla moda e dovevo prepararmi assieme a un altro fotografo e un piccolo team per fare dei servizi per una rivista di New York chiamata ‘Compulsive’. Non è stato più possibile perché anche lì è saltato tutto. A Taiwan è un po’ diverso perché un mio amico fotografo mi ha raccontato che avevano appena iniziato a lavorare in studio con le mascherine e gli occhiali. Insomma, ci vuole ancora un po’ di tempo per abituarsi alle nuove abitudini. Comunque, penso che in questi periodi siamo più attenti alle cose più semplici che prima dimenticavamo perché eravamo un po’ tutti di corsa.

Oltre alle abitudini pensi che anche la moda stia subendo dei cambiamenti?

Sì e spero che la moda migliori soprattutto a livello umano perché l’ho sempre considerata un po’ priva di sentimenti. Infatti, tutto ciò che è stato proposto da anni dalla moda, è sempre lo stesso stereotipo, in cui tutti devono essere magri e giovanissimi. Penso che siano stereotipi dannosissimi per molte persone, specialmente per gli adolescenti perché creano in loro tanti problemi. Quindi, spero che la moda si evolva e che dia attenzione a canoni più umani, a partire da corporature diverse ed età differenti. Voglio che questo accada ma non perché è politicamente corretto, ma per fattori più seri. Comunque, può darsi che tutto diventi peggio di prima perché la gente potrebbe essersi incattivita dopo aver passato due mesi chiusi in casa!

Cara Delevigne e Gigi Hadid sono le icone rappresentative della moda attuale a livello internazionale. Per quale delle due modelle ti piacerebbe collaborare?

Non mi attrae molto la classica modella. Ho frequentato diversi ambienti in cui era presente anche la stessa Gigi Hadid che è considerata la top di tutte. L’ho incontrata un paio di volte nei backstages, ma non l’ho mai trovata interessante. Trovo molto più interessanti le persone comuni da ritrarre perché mi danno più soddisfazioni a livello personale. Infatti, se si prende una modella bellissima e già perfetta con un abito ultraperfetto, esce la classica foto già pronta. Invece è ben più stimolante rendere interessante e carismatica una persona comune che magari non è mai stata a proprio agio di fronte alla telecamera, perché si crea anche un rapporto di fiducia.

Come riesci a mettere a proprio agio una ragazza timida che non ha mai posato per servizi fotografici? Qual è il tuo segreto?

Penso che basti parlare con le persone. Quindi, chiedo alle persone presenti agli eventi se vogliono fare qualche foto e lo faccio in molto semplice. Parlo con le persone chiedendo loro di rilassare il viso e le palpebre e di fare finta che io non fossi lì presente. Comunque, questo dialogo funziona! Penso che siamo un po’ tutti simili. Anche la modella più preparata ha raggiunto una certa disinvoltura dopo diverse prove. Un paio di mesi fa, avevo chiesto a una ragazza con un viso interessante se volesse fare degli scatti con un semplice iPhone. Alla fine queste foto sono finite sulla pagina di Vogue e quindi è stato un bel regalo per lei.

Sicuramente, una persona che non fa la modella professionista tende a conservare uno scatto come un bel ricordo e questo per me significa tanto!

Sei stato a Roma, Milano e Los Angeles, ma qual è la città che ti rappresenta di più?

Direi la California perché mi attira molto il clima e il sole. Gli inverni qui in Italia sono molto freddi e non mi sento molto a mio agio. In California invece mi sento più positivo e pieno d’energia e gli eventi che ho fatto lì, mi hanno dato più soddisfazione perché la gente è più aperta al prossimo. In Italia c’è sempre un po’ di rivalità e gelosia perché le persone ti guardano sempre come se tu fossi minaccioso o come se tu voglia rubare loro il posto di lavoro.

Infatti, cinque anni fa mi trovavo in un backstage in Italia, c’erano alcune persone che mi guardavano con facce non molto.... Non è mai accaduto con i californiani e penso che siano persone molto curiose e propositive dal punto di vista di progetti lavorativi.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sicuramente, la moda comincia a essere abbastanza noiosa perché è diventato ripetitivo partecipare ai backstage, sfilate e realizzare reportage. Invece mi attrae di più scattare foto, realizzare editoriali con altri fotografi, trattando qualche tema interessante. Vorrei dedicarmi di più alle fotografie e alla creazione di video per vari giornali e che non trattano solo di moda. In questi periodi, a Venezia ci doveva essere una mostra fotografica chiamata Venus Factory… a settembre invece ci sarà un’esposizione, dove mi hanno scelto come espositore di fotografie.

Sono molto contento perché in quest’evento ci sono personaggi interessanti come Miguel Angel Martin che viene considerato uno dei migliori fumettisti in Europa.

Come ti definisci in una frase?

Non saprei. Mi hanno sempre definito come il poeta della moda o il romantico della moda perché volevo sempre raccontare le storie delle persone e dei vestiti. Quindi, probabilmente sto a metà tra la moda e qualcosa di poetico e romantico. Forse, mi definisco un partigiano della moda.