E così siamo già arrivati a metà cammino: archiviata anche la terza serata del Festival, manca davvero poco all'incoronazione del vincitore. Ieri sera, come da tradizione, appuntamento con la canzone del passato. I venti campioni in gara hanno scelto ciascuno un brano delle edizioni precedenti di Sanremo da riproporre in chiave personale sul palco dell'Ariston. Ma, in generale, com'è andato lo show? Chi merita una menzione d'onore e chi un brutto voto?

Le tre vallette - A un certo punto Emma, con la sua voce nasale da raffreddamento in corso, si lascia scappare un "sarebbe stato meglio se avessi partecipato alla gara" e, in effetti, non è possibile darle torto.

Meglio in versione cantante che in quella di valletta: per niente fluida nelle presentazioni, non azzecca neppure un vestito. O forse sono costumisti ed autori a farle una cattiveria, non destinandole abiti in grado di valorizzarla. E sui social circola un'immagine che l'accosta alle gemelle diaboliche di Shining. Lei è più carina, ma il portamento è davvero da film horror. Non va meglio di lei Arisa, che ieri ha puntato tutto sul cabaret, sfornando battute à go go, peccato facessero ridere solo lei. Elegantissima, bellissima e compostissima Rocío, nessuno lo potrebbe negare. Ma non si afferra la ragione per cui, dal momento che è ballerina, non venga fatta ballare. Sarebbe il caso di ammortizzare il cachet: lasciarla inutilizzata è un vero peccato.

Chiara, Annalisa, Malika - Ieri serata di cover e a distinguersi sono le donne, le più brave di questo Festival. Delude un po' Chiara che, forse, pur vocalmente eccezionale, avrebbe fatto meglio a scegliere un pezzo più grintoso (basta con queste nenie presuntamente chic). All'altezza del compito arduo ('Ti sento' dei Matia Bazar) Annalisa, che sta dimostrando sempre di più di essere una che sa cantare, senza fronzoli, con lucidità, classe e tutte le qualità vocali necessarie: sarà difficile per lei riuscire a strappare i primissimi posti del podio, per via dei fan club di Fragola e dei 'tenorini', ma noi speriamo nel terzo posto.

Malika si cimenta con 'Vivere' di Vasco e, benché le manchi la sua potenza emotiva, l'esibizione è nel punto esatto d'equilibrio tra intensità e raffinatezza, visceralità e giusta distanza.

Fragola - È ancora un po' acerbo e sospettiamo debba capire lo spirito della kermesse, ma lodevole e colta la sua scelta del brano, Una città per cantare, che Lucio Dalla tradusse in italiano per Ron da un brano in inglese del 1977 di Jackson Brown, a sua volta cover di un pezzo del 1972 di Danny O'Keefe.

Carlo Conti e Vittoria Puccini - Lo stile di conduzione di Conti è risaputo: lineare, impiegatizio, accomodato in un'imperturbabile 'medietà'. Quando arriva Vittoria Puccini, che sarà presto Oriana nella fiction Rai in onda il 16 e 17 febbraio, non è in grado di farle un'intervista e così l'attrice toscana fa tutto da sola. Lei porta nel deserto di eleganza di questo Festival la più luminosa delle eccezioni e sarebbero molte quelle che dovrebbero prendere appunti: è truccata pochissimo, indossa un abito elegantemente romantico da ambasciatrice qual è dello stile semplice e chic che rifugge da ogni pacchianeria, sul palco sembra perfettamente a suo agio. Ciò nonostante, il conduttore del Festival di Sanremo 2015 la lascia andare via senza omaggio floreale. Una dimenticanza imperdonabile.