Considerata già dal primo ascolto una della canzoni favorite, se non già la possibile vincitrice della 68^ edizione del Festival di Sanremo, la canzone "Non mi avete fatto niente" dei due cantautori Fabrizio Moro ed Ermal Meta, ha alzato un vero è proprio polverone mediatico.

Pochi minuti dopo la presentazione del brano sul palco del teatro Ariston infatti sono partite dai social network le prime segnalazioni, che accusavano il brano di plagio. Il ritornello della canzone di Moro e Meta ricorderebbe quello di un'altra melodia, "Silenzio", che nell'anno 2016 ha partecipato alle selezioni di Sanremo Giovani.

Parlare di plagio non è però corretto, in quanto i due brani sono stati scritti dal medesimo autore, Andrea Febo, da anni collaboratore di Fabrizio Moro.

La vicenda è stata dunque archiviata, i legali Rai hanno stabilito che solo il 33% dell'intero testo di "Non mi avete fatto niente" ricorda quello di "Silenzio" e perciò il brano è perfettamente in linea con le direttive del Festival e resta in gara.

"Non mi avete fatto niente"

Ma cosa significa il testo di questa canzone?

Il lavoro presentato da Fabrizio Moro e Ermal Meta al Festival di Sanremo 2018 incarna una denuncia nuda e cruda degli eventi di cronaca nera, che in questo secolo stanno scuotendo il nostro Pianeta. Come i due artisti hanno dichiarato in diverse interviste, l'idea di scrivere questo brano è nata subito dopo l'attentato di Manchester del 22 maggio 2017, durante il concerto della pop star Ariana Grande.

Il brano ripercorre gli attentati terroristici degli ultimi anni, con la volontà di trasmettere un messaggio forte a tutto il mondo, quello di avere speranza. Nonostante tutto questo dolore ingiustificato, nonostante il cielo sia sempre grigio e la pioggia continui a bagnare i volti, impedendo la vista del sole, non bisogna dimenticare di avere speranza e di trasmetterla agli altri.

"Non mi avete fatto niente, non mi avete tolto niente, perché tutto va oltre le vostre inutili guerre" è l'urlo del mondo che nonostante le ferite inflitte vuole alzare il capo, guardare avanti, vestirsi di speranza e amore, andare oltre la religione, oltre il colore della pelle, oltre tutto e tutti per spogliarsi finalmente dell'odio e ricominciare a splendere.

In un modo dove a regnare è la violenza, bisogna tornare a vivere all'insegna dell'amore e del rispetto reciproco, colmando il dolore nello "spazio di un abbraccio".