Tanto rumore per nulla. Alla fine non sarà eliminata dalla gara “Non mi avete fatto niente”, la canzone che ermal meta e Fabrizio Moro hanno presentato a Sanremo. Eppure la tempesta mediatica che ha travolto la coppia potrebbe avere qualche ripercussione sul percorso al Festival di un brano considerato, sin dal momento del primo ascolto da parte dei giornalisti, come il favorito alla vittoria della sessantottesima edizione della rassegna canora. Non sono state ore facili per gli interpreti, che però hanno potuto contare sul forte sostegno dei numerosi fan.

Infatti in molti sono rimasti sorpresi dalla grande mobilitazione dei sostenitori dei due che sui social hanno coniato per l’occasione l’hashtag ''IoStoConMetaMoro''.

Sbagliato parlare di 'plagio'

La vicenda è ormai nota: il sito ''Altro Spettacolo'' è riuscito a scovare, tra i brani presentati nel 2015 per le selezioni dei Giovani di Sanremo, ''Silenzio'', pezzo cantato da Ambra Calvani e Gabriele De Pascali che aveva una parte praticamente identica al ritornello di ''Non mi avete fatto niente''. In molti hanno parlato di plagio, sbagliando. Infatti le due canzoni in questione hanno lo stesso autore, Andrea Febo, storico collaboratore di Moro che (si è venuto a sapere solo nelle ultime ore) avrebbe attivamente partecipato anche alla stesura del primo pezzo.

Il problema è nel requisito di “novità”, indispensabile per i brani presentati in gara, che non devono essere “già pubblicati o fruiti dal pubblico”. Mentre la prima versione è stata per anni disponibile sullo stesso sito della Rai, salvo poi sparire, con un sospetto tempismo, proprio nel momento in cui sono scoppiate le polemiche.

I cantanti si difendono

Quindi il ritornello della canzone non osserva questo criterio: ma a renderla assolutamente legittima è un’altra postilla del complicato regolamento, quella che permette campionamenti di pezzi già editi, purché non superino un terzo della durata totale della nuova composizione: una norma creata forse per facilitare la presenza di artisti rap che normalmente impiegano frammenti di altri nei loro brani.

Ma che, in questa circostanza, ha permesso a Moro e Meta di poter utilizzare esclusivamente per il ritornello la vecchia versione, come da loro stessi dichiarato in alcune interviste precedenti allo scandalo, in cui avevano descritto il processo creativo che aveva portato al risultato finale. ''Non siamo furbacchioni, non avrebbe alcun senso fare quello per cui ci avete accusato (si è giustificato Ermal Meta in sala stampa) siamo cantautori, scriviamo canzoni, ne abbiamo abbastanza per fare tre dischi''. Battaglieri, i due hanno rivendicato la loro assoluta buona fede.

Il brano resta in gara

Del resto anche i legali della Rai, cronometro alla mano, hanno verificato che la parte citata del brano supera di poco il minuto su tre minuti e mezzo, ed è quindi inferiore al 33% del totale, perfettamente in linea con quello che il regolamento prevede.

Dunque è arrivato un comunicato ufficiale che conferma come ''a norma delle valutazioni tecniche effettuate il brano resta in gara''. Certo non senza polemiche, portate avanti da diversi giornalisti che contestano la poca chiarezza delle disposizioni ed anche l’atteggiamento incerto dell'organizzazione del Festival, che non ha preso una posizione chiara sin dal primo momento. Inoltre il direttore artistico Claudio Baglioni ha negato di essere al corrente dell'esistenza della versione precedente, contrariamente a quanto affermato da Meta e Moro. Comunque, adesso che sembra tutto risolto, ci si chiede come tutta la vicenda possa influenzare la competizione: su quest'ultimo punto i pareri discordano.

Infatti, per alcuni Meta e Moro sarebbero stati favoriti dall'enorme visibilità mediatica, mentre per altri, tra cui alcune agenzie di scommesse, il polverone sollevato li potrebbe allontanare dal podio.