Il monologo “Pietro. Un uomo nel vento”, interpretato da Roberto Benigni, è stato trasmesso in prima visione su Rai1 ieri sera, dalle 21.52 alle 23.51, registrando 3 milioni 968 mila spettatori e il 24,4 per cento di share: uno straordinario risultato per una serata evento dedicata alla figura dell’apostolo San Pietro in un contesto televisivo in continua evoluzione.

Lo spettacolo, della durata di quasi due ore, è stato messo in scena in una cornice suggestiva, i Giardini Vaticani: un luogo solitamente riservato ai papi, dove Benigni ha raccontato con intensità l’umanità di Pietro, enfatizzando le sue fragilità, le sue cadute, i suoi errori, ma anche la sua tenacia: Pietro «si arrabbia, agisce d’impulso, sbaglia, fraintende, piange, ride, si addormenta, soffre, gioisce e si lascia commuovere», parole usate dall’attore per spiegare il suo coinvolgimento personale in una figura “completamente innamorato” dell’apostolo, anche nel nome della sua umanità comune.

Un racconto radicato nel cuore del Vaticano

Il luogo scelto — i Giardini Vaticani, definiti «segreti, dove non viene mai nessuno, solo i papi» — ha contribuito a sottolineare la centralità spirituale e simbolica della narrazione. Benigni ha ricordato che la tomba di Pietro si trova sotto l’Altare della Confessione nella Basilica Vaticana, evocando il legame materiale e spirituale fra l’apostolo e il luogo; e ha reso omaggio all’archeologa Margherita Guarducci, che nel 1953 ne ha identificato le reliquie, affermando che «è a lei che si deve aver scoperto le ossa e l’iscrizione Pietro è qui».

Il debutto televisivo dello spettacolo era già stato preceduto da un’anteprima al MAXXI di Roma, alla quale era presente anche Papa Leone XIV insieme a Giampaolo Rossi, amministratore delegato della Rai, e Simona Ercolani, direttrice creativa di Stand by Me.

Il Papa ha visto estratti del monologo e ha commentato «Che bello, parla d’amore», sottolineando il tono profondo e al contempo accessibile della rappresentazione.

Benigni e lo stile del racconto

Benigni ha descritto Pietro non come un santo distante, ma come «un uomo in carne e ossa»: una rappresentazione da cui emerge la sua umanità più che la santità, un uomo «pescatore di uomini», come lo definiva il monologo. Nella narrazione ha ripercorso le tappe più significative della vita di Pietro: il primo incontro con Gesù, momenti epici come il camminare sull’acqua, le cadute – come il rinnegamento – e le risalite, fino all’incontro finale lungo la via Appia, quando l’apostolo fugge da Roma ma è redento da un’immagine di Gesù che porta una croce, capendo che la sua strada è tornare e pagare con la sua vita.

La reazione del pubblico è stata di grande coinvolgimento emotivo, testimoniata da un’ovazione in piedi al termine; la definizione del Cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Vaticana, ha sintetizzato il senso profondo dello spettacolo: «una iniziativa che noi abbiamo benedetto perché Pietro è uno di noi e dice già nel nome della forza che poggia su una fragilità costitutiva».

Benigni ritorna ai suoi grandi numeri in prime time

Il risultato auditel conferma il continuo fascino di Benigni in prima serata. Già a marzo, con “Il Sogno” dedicato all’Europa, aveva raccolto 4,4 milioni di spettatori con il 28,1 per cento di share, e in passato aveva centrato picchi ancora più alti, come durante il Festival di Sanremo, dove raggiunse oltre 13 milioni e il 70,8 per cento.

Con “Pietro. Un uomo nel vento”, Benigni chiude l’anno del Giubileo con un monologo che intreccia fede, storia e sentimento, proposto nella forma più intensa possibile. La produzione – Rai, Vatican Media e Stand by Me – ha costruito un progetto capace di unire il racconto religioso con una visione umana, e ha raggiunto un pubblico che risponde con numeri sostenuti anche in un panorama tv complesso.