"La sentenza della Corte Costituzionale sulla indicizzazione delle Pensioni di importo superiore a tre volte il minimo mette in luce l'urgenza di riaprire il capitolo previdenziale": sono le ultime dichiarazioni espresse dal Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano in seguito alla decisione di definire come incostituzionale l'articolo numero 24 inserito della Riforma Fornero del 2011. Il punto del contendere è il blocco delle rivalutazioni per l'adeguamento al costo della vita (in relazione agli anni 2012 - 2013) subito dai pensionati con mensilità superiori alle 1500 € mensili.

La questione non è di poco conto perché la sentenza apre nei conti dell'esecutivo un inaspettato buco da quasi 5 miliardi di euro, con un impatto rilevante sul budget in essere. L'esecutivo ha commentato con perplessità la vicenda, spiegando però di essere sereno: "non sarà una prova facile" si spiega da Palazzo Chigi, "ma non siamo molto preoccupati: studieremo la sentenza e troveremo la soluzione". Resta comunque singolare secondo il Vice Ministro per l'economia Enrico Morando il mancato bilanciamento nella decisione presa, rispetto all'esigenza costituzionale di disciplinare i conti pubblici, così come previsto all'articolo numero 81 della nostra carta.

Pensioni 2015: Damiano chiede all'esecutivo di flessibilizzare l'accesso al pensionamento con il sistema delle Quote

"Il problema è complesso e delicato, per questo chiediamo l'apertura di un confronto per affrontare il tema del sistema pensionistico" dichiara ancora l'ex Ministro del lavoro Damiano, specificando che le aree che necessitano di un intervento urgente sono ora "indicizzazione e flessibilità nell'uscita dal lavoro".

La Commissione lavoro si sta impegnando da mesi nella creazione di un meccanismo di flessibilità che possa rappresentare un utile compromesso tra le esigenze di bilancio e quelle di tutela dei lavoratori. A partire dalla pensione anticipata con Quota 100, che però è risultata troppo onerosa per le casse dello Stato, fino alle più recenti ipotesi di uscita anticipata con la quota 97 (62 anni di età con 35 anni di versamenti, più una penalizzazione massima dell'8% sulla pensione erogata) oppure alla proposta di uscita con 41 anni di contributi.

Sulle tante ipotesi di riforma il Ministro del lavoro Poletti ha promesso di esprimersi a partire dal mese di giugno, quando riceverà i calcoli di fattibilità da parte dell'Inps. Nel frattempo resta il fatto che i lavoratori in età avanzata che vivono situazioni di disagio sono ancora in attesa di una misura strutturale che possa finalmente flessibilizzare l'accesso all'Inps, mentre la disoccupazione giovanile continua a crescere a causa del blocco imposto nel turn over.

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