Sembra ormai arrivato ad un punto decisivo il dibattito pubblico relativo al tema della flessibilizzazione dell'accesso all'Inps. In gioco vi è il destino di moltissime famiglie che vivono situazioni di disagio a causa del repentino irrigidimento dei requisiti di pensionamento avvenuto nel 2011, quando nel mezzo della crisi dello spread il Governo Monti ha deciso di garantire la sostenibilità dei conti pubblici intervenendo pesantemente anche sulla previdenza. Purtroppo a quattro anni da quel momento il Bel Paese è ancora in cerca di una riforma di salvaguardia strutturale del welfare assistenziale e previdenziale, che possa garantire non solo la tenuta dei conti ma anche l'accesso a pensione e redditi di sostegno.

È proprio in tal senso che si sta discutendo su quale potrebbe essere la migliore soluzione per garantire dei meccanismi di pensionamento flessibili a tutta la platea dei lavoratori disagiati, senza per questo pesare eccessivamente sui conti pubblici.

Riforma della previdenza, Commissione lavoro alla Camera elabora uscita con quota 97 e 41 anni per i precoci

A tal proposito, l'opzione che sembra attualmente maggiormente gradita dai lavoratori è quella in arrivo dalla Commissione lavoro alla Camera, dove l'idea iniziale della quota 100 è stata sostituita con la più sostenibile Quota 97. Nella pratica, il lavoratore potrebbe ottenere l'accesso alla pensione a partire dai sessantadue anni di età e con trentacinque di versamenti, ma dovrebbe anche accettare una penalizzazione annua del 2% che potrebbe arrivare (nel caso peggiore) a privarlo di una mensilità ogni anno.

Per i lavoratori precoci che risulterebbero bloccati dal vincolo anagrafico, si è pensato invece al pensionamento con quarantuno anni di versamenti indipendentemente dall'età e da altre penalizzazioni. Le proposte sono state già sottoposte ai tecnici del Governo e dell'Inps, ma per il momento sembra essere ancora mancante un consenso definitivo della politica, mentre scenari alternativi sembrano voler spingere verso differenti meccanismi di quiescenza flessibile.

Proposta alternativa per i prepensionamenti vedono estensione dell'opzione donna?

Come già anticipato non sono certo mancate le proposte alternative ai meccanismi di quiescenza anticipata, al fine di garantire maggiore sostenibilità all'Inps e di permettere un'uscita ancora più anticipata ai lavoratori, sebbene al prezzo di una penalizzazione più elevata.

Si tratta dell'idea di estendere a tutti l'opzione donna, un meccanismo di pensionamento flessibile che dovrebbe permettere di uscire dal lavoro già a 57 anni di età e con 35 anni di contribuzione: nella pratica si tratterebbe di una quota 92, alla quale potrebbe accedere chiunque. Il prezzo da pagare però sarebbe il ricalcolo contributivo delle entrate, un'evenienza che rischia di penalizzare coloro che hanno effettuato incolpevolmente meno versamenti o che percepiscono redditi medio bassi (si pensi all'esempio del lavoratore part time). Su tutte queste ipotesi, la decisione finale sembra sarà presa dal Governo con la prossima legge di stabilità, una scadenza che potrebbe aiutare a rendere disponibile le misure che saranno effettivamente decise già a partire dall'inizio del 2016.

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