Non sembra essere un momento semplice quello che sta vivendo il Sud Europa in merito al comparto della previdenza pubblica. Nonostante i dati macro internazionali favorevoli (come la discesa del prezzo del petrolio e i tassi d'indebitamento pubblico portati ai minimi), la situazione del welfare appare ancora difficile in molti Paesi. È il caso della Grecia, che in settimana ha visto arrivare una nuova proposta di riforma delle Pensioni da parte del Governo Tsipras. L'ennesimo giro di vite che vieneprospettato come un'iniziativa di giustizia sociale per redistribuire le risorse della previdenza, ma che rischia di intervenire pesantemente anche sulla classe media.
Secondo la portavoce dell'esecutivo, l'obbiettivo è di "evitare il collasso del sistema della sicurezza sociale", arrivando a risparmiare almeno l'1% del prodotto interno lordo. Ma per entrare nel merito della vicenda, vediamo insieme quali azioni intende portare avanti il Premier greco.
Riforma pensioni, il Paese ellenico si prepara ad un tetto massimo e a nuovi tagli
Facendo il punto,appare chiaro che il piano di riforma di Tsipras chiede di intervenire ancora una volta con la mano pesante su welfare e previdenza. Si parte dai tagli sulle future mensilità che vanno dal 15% al 30% e che saranno attivatigià nei confronti di chi uscirà dal lavoro nel corso del 2016. Vi è poi l'adozione di un tetto massimo nell'erogazione della mensilità previdenziale, che non potrà superare le 2300 euro al mese a persona e che nel caso di cumulo di più vitalizidovrà fermarsi alle 3000 euro al mese.
Se invece prendiamo in considerazione il reddito minimo (corrispondente alla nostra pensione sociale), si è deciso di fissare questo parametroa 384 euro al mese. Per avere un dato di confronto, bisogna sottolineare che nel Paese ellenico la pensionemedia si aggira tra le 850 e le 900 euro al mese.
È chiaro che una simile proposta di intervento ha scatenato il dibattito politico all'interno della Grecia, visto che la sostenibilità del bilancio pubblico e la necessitàdi nuovi prestiti dagli organismi internazionale sta mettendo nuovamente sotto pressione tanto la politica quanto la società civile.
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