Le scosse sismiche ad Alicudi hanno destato preoccupazione nel Paese. Alessandro Amato, sismologo del Centro Nazionale Terremoti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), spiega a Blasting News cosa sta accadendo alla nostra penisola.
Nello scorso fine settimana si sono registrate ben otto scosse alle Isole Eolie, una di quarto grado. Attività vulcanica o altro?
“Altro, perché questi terremoti non sono proprio vicini ai vulcani attivi che conosciamo, come Stromboli, Vulcano, ma in un'altra area, a ovest di Alicudi e fanno parte di una zona sismica abbastanza nota che corre un po' tutto il mar Tirreno al largo della costa siciliana settentrionale.
Si tratta di una fascia attiva che in passato ha avuto terremoti anche abbastanza forti. Qui nel 2002, tanto per ricordarne uno più recente, ci fu un Terremoto tra Palermo e Ustica di magnitudo intorno a 6 che fu sentito molto nella provincia palermitana. Parliamo di una fascia di deformazione che conosciamo abbastanza bene e che fa registrare terremoti frequenti".
Sempre nello stesso fine settimana si registra anche una attività sismica a Perugia, con una lunga sequenza di scosse e in Calabria, con una scossa del 4° a Cosenza. C'è relazione tra i fenomeni?
"In Italia i terremoti sono più o meno continui e ovunque, con particolare frequenza in certe aree.L'Umbria e le Marche sono una zona molto attiva, con sciami e sequenze che durano anche mesi o settimane.Abbiamo una rete molto densa di strumenti e stiamo studiando da alcuni anni questa zona, dove siamo in grado di rilevare anche terremoti molto piccoli.
Facendo un confronto con altre aree, considerato che qui localizziamo anche terremoti di magnitudo poco superiori a zero, appare una delle zone più attive.
E' una zona molto attiva come attivo è tutto l'Appennino, e quando guardiamo un periodo qualunque del nostro catalogo recente vediamo sempre in contemporanea diverse zone attive sul nostro territorio, un fenomeno questo che non deve stupire.
Per quanto riguarda la contemporaneità delle scosse di cui mi chiedeva, confermo che sono legate da un processo comune che è la deformazione della penisola italiana, che viene un po' schiacciata dalle grandi placche in movimento. Invece, poi, le singole frequenze seguono logiche che non conosciamo bene e che stiamo cercando di capire.
Per cui non sappiamo dire dove avverranno le prossime forti scosse, che avvengono un po' a macchia di leopardo.E' importante, piuttosto, ricordarci che siamo un paese sismico e dovremmo preoccuparci di questo fenomeno sempre, attraverso una corretta prevenzione e una giusta attenzione sia al territorio che al tessuto edificato".
E le due scosse di 6 gradi circa in Nuova Zelanda, ancora nello stesso periodo di quelle di Alicudi e Cosenza, hanno un qualche collegamento con la tettonica europea e del nostro Paese?
"No, intorno al Pacifico registriamo veramente tanti terremoti di questa magnitudo. Lì le placche si muovono molto rapidamente, si pensi che la velocità relativa, ad esempio, tra le placche australiana e pacifica produce fino a 10 centimetri all'anno di spostamento che è una enormità se pensiamo a quanto sono grandi e quanta energia sprigionano.
Qui da noi abbiamo movimenti dell'ordine di qualche millimetro per anno.
Anche lì vale il discorso della costante attività: è continuamente attiva tutta la cintura del Pacifico, il il cosiddetto anello di fuoco del Pacifico, sono zone continuamente colpite da terremoti e almeno uno o due terremoti di magnitudo intorno a 6 si registrano nel mondo ogni giorno".
E' vero che in estate, statisticamente, avvengono più scosse?
"Non è vero. Addirittura secondo alcune teorie formulate in Cina c'era, al contrario, una corrispondenza con periodi più piovosi dell'anno. L'unica differenza, forse, è che in estate, fa più notizia che inaltri periodi. Un'altra falsa credenza era quella secondo la quale le scosse fossero più frequenti durante la notte. Naturalmente anche questa 'teoria' non ha nulla di scientifico".