Esiste un'area, in Ucraina, dove per i prossimi 24mila anni saranno vietate la coltivazione, la caccia e l'industria. È la cosiddetta "zona di esclusione" e corrisponde a 2.600 ettari compresi tra Ucraina e Bielorussia. Ebbene: sembra che questo "buco nero" in mezzo all'Ucraina sarà riqualificato e da un atroce e devastante errore umano si otterrà nientemeno che il suo rovesciamento: ossia, una centrale che, sfruttando l'energia del sole, darà energia a circa 2.000 famiglie del posto.
La prima centrale solare di Kiev
Il piano per far rinascere l'area contaminata intorno al vecchio reattore nucleare (opportunamente contenuto in un sarcofago d'acciaio per limitare la diffusione delle radiazioni) è partita nel luglio 2016.
È stato il Ministero ucraino per l'Ecologia a proporlo in un'operazione che riqualifichi l'area utilizzando le fonti rinnovabili. La centrale solare Solar Cernobyl sarà inaugurata nelle prossime settimane grazie all'unione in società di due aziende (Rodina e Enerparc), rispettivamente ucraina e tedesca. Evgeny Varyagin, il capo della compagnia ha precisato che questo è solo il primo passo. La spesa fin qui sostenuta (1 milione e 200mila euro) è servita per la realizzazione di circa 3800 pannelli solari in una superficie di poco più di un ettaro, ma è solo l'inizio. Sono previsti investimenti ulteriori che coinvolgeranno, nell'area un tempo interdetta, oltre 60 aziende straniere per una cifra di circa 10 milioni di euro.
Il grande interesse suscitato dal progetto è stato facilitato da due fattori principali:
- la presenza, nell'area, di infrastrutture (come la rete elettrica)
- la convenienza dell'investimento. Pare infatti che Kiev darà terreni a basso costo con tariffe di acquisto dell'energia superiori del 40% rispetto a quelle applicate in Europa.
Chernobyl 32 anni dall'esplosione
L'area che nel 1986 fu colpita dall'esplosione nucleare conserva ancora oggi le tracce di quel tragico 'incidente'.
Se è infatti vero che, al momento, furono circa 4.000 le vittime dirette delle radiazioni, secondo l'IAEA (International Atomic Emergency Agency), è altresì vero che ad essere colpite furono 50.000 persone che gli effetti di tali radiazioni permangono oggi. Quando, sono ben 5 milioni le persone che vivono nelle zone considerate altamente contaminate: in Russia, Bielorussia e Ucraina.
A migliaia si contano le persone colpite da malattie (tumore, cancro e leucemia, soprattutto) che la Scienza stessa ha riconosciuto come effetto delle radiazioni di Chernobyl.
Come è potuto accadere?
L'esplosione del reattore n.4 nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986, è da classificare come "errore umano", e non ci sono altri motivi. Quella notte, a Chernobyl, era in corso un test: si voleva verificare il funzionamento della turbina in assenza di corrente elettrica. È per questo motivo che erano stati staccati tutti i sistemi di sicurezza e l'esplosione, non rallentata come avrebbe dovuto, provocò la fuoriuscita nell'atmosfera del 50% di iodio e del 30% di cesio. Tale fatto provocò una concentrazione di radioattività tra i 50 e i 250 milioni di curie.
Il Day-after di Chernoby
Il giorno dopo di Chernobyl è stato drammatico: non solo per il numero di morti diretti, indiretti e le conseguenze che ancora permangono nell'area contaminata. Il problema è legato anche a cosa si è fatto e non si è fatto per impedire la contaminazione. Ci fu un atteggiamento politico teso a mettere a tacere il disastro, più che a risolverne le conseguenze. Basti pensare che l'allora segretario del Partito comunista sovietico, Gorbaciov, solo il 14 maggio ammise pubblicamente il caso "Chernobyl". Di fatto, tra il 27 aprile e i giorni successivi si procedette all'evacuazione dell'area per un totale di 350mila persone. Senza contare che i tentativi per fermare la contaminazione andarono tutti a vuoto e si dovette attendere solo il 6 maggio perché la situazione potesse dirsi "sotto controllo." Tutti gli esperti di oggi definiscono questa (insieme all'esplosione di Fukushima) come il peggiore disastro nucleare di sempre:
- per la velocità di propagazione
- per l'entità della fuga del materiale radioattivo
- per gli effetti sulla salute (malformazioni genetiche) e sull'ambiente.