L'iniziativa del consiglio comunale di Berkeley ha come obiettivo la riduzione del consumo di carne e dei danni ambientali che ne conseguono. Entro la fine dell'anno, la nuove legge imporrà di servire solo cibo vegano agli eventi cittadini e alle riunioni pubbliche; una restrizione, però, che riguarderà solo la giornata del lunedì.

Berkeley: stop alla carne e ai derivati animali

''Quasi un terzo del nostro problema legato ai cambiamenti climatici deriva dalla zootecnia, dalla produzione di carne e dall'inquinamento che ne deriva'' spiega la consigliera Kate Harrison, ideatrice della nuova misura.

"Non sto chiedendo di rinunciare alla carne - specifica in seguito - Sto chiedendo di pensare a come potremmo ridurne il consumo", per il bene dell'Ambiente, della salute e per responsabilizzare i cittadini. Il lunedì, quindi, gli abitanti di Berkeley (California) rinunceranno a carne, pesce, uova, latticini e derivati animali, lasciando il posto a verdura, frutta, cereali e legumi. Nonostante l'obbligo sembri riguardare solo i luoghi pubblici, per invitare i residenti ad adottare lo stesso comportamento anche in quelli privati verrà allestita una campagna di sensibilizzazione, che informerà cittadini e imprese sul gravoso impatto ambientale arrecato da allevamenti e industrie di lavorazione delle carni.

Greenpeace: 'Meno è meglio', i dati del rapporto 2018

Secondo l'associazione ecologista Greenpeace, che nel mese di giugno aveva lanciato una sollecitazione a ridurre del 50% il consumo di carne e latticini entro il 2050, i dati sui danni ambientali sarebbero davvero allarmanti. ''Per ogni porzione di manzo, vengono rilasciati circa 330 grammi di anidride carbonica'', mentre ''una porzione analoga di origine vegetale ne rilascia solo 14'', si legge nel riassunto dell'ultimo rapporto effettuato quest'anno.

Parallelamente, ''la produzione di carne di manzo richiede una quantità d'acqua sei volte maggiore rispetto alla coltivazione di lenticchie o fagioli'', causando un enorme dispendio di risorse idriche, che si somma all'ingente occupazione del suolo. ''L'allevamento di bestiame'', infatti, ''occupa il 26% della superficie terrestre'' e, per nutrire gli animali, ogni anno viene impiegato quasi ''un miliardo di tonnellate di cereali''.

La stessa quantità di raccolto, stima l'associazione, potrebbe ''nutrire 3,5 miliardi di persone'' se la conversione iniziasse fin da subito e proseguisse fino al 2050. Un dispendio notevole, dunque, che accresce non solo l'inquinamento dell'aria, ma che riduce la disponibilità di materie prime che potrebbero essere utilizzate in altro modo.