Scioperano i dipendenti della Sogin, società incaricata dallo Stato di coordinare le operazioni di chiusura delle centrali nucleari in Italia. Il mancato rinnovo contrattuale da parte del Ministero dello Sviluppo Economico degli incarichi ai dipendenti che, seppur ultra specializzati, sono ora in un limbo di precarietà professionale a causa di alcune modifiche introdotte dal Decreto Dignità, ha reso ancora più complicato il percorso burocratico che porterà allo stoccaggio definitivo in suolo italiano delle scorie radioattive.
Il lavoro terminerà nel 2036
Il lavoro della Sogin ha una data di termine perentoria: 2036, basata sul calcolo dei lavori di decontaminazione delle aree coinvolte e nella rinegoziazione dei termini di stoccaggio tra Francia, Gran Bretagna e Italia per le scorie già esistenti. La nascita del sito di stoccaggio nazionale è la vera sfida per Sogin e per il governo Italiano [VIDEO], che si vede accerchiato dalle associazioni ambientaliste e da un orizzonte degli eventi sempre più breve. Eppure la ricaduta occupazionale, secondo i primi dati, darebbe alla popolazione coinvolta oltre 700 posti di lavoro per la gestione dello stoccaggio. Un lavoro altamente pericoloso ma ereditato da decisioni intraprese circa 50 anni fa.
Come si chiude una centrale nucleare
I nuclei delle centrali nucleari stanno per essere aperti tagliando il boiler di ghisa che contiene combustibile radioattivo. Successivamente la corazza esterna verrà sezionata e tombata in fusti di cemento: sono circa 240 metri cubi di materiale altamente radioattivo che non hanno una collocazione ben precisa.
Nel 2015 è stata fatta una ricognizione delle zone di stoccaggio ma al momento non si ha notizia di questo smaltimento. Ancora più complessa la questione della centrale atomica in Campania, il cui reattore si trova in acqua bollente (unica nel suo genere in Italia) e lo smantellamento avverrà sott'acqua. Questo lavoro durerà 9 anni e per un investimento da 100 milioni di euro.
La mappa del nucleare in Italia
I rifiuti nucleari in Italia sono ancora senza una destinazione precisa e la società che la coordina è senza contratto. Attualmente una quota di materiale radioattivo non specificata è stata inviata in stoccaggio presso Francia e Regno Unito [VIDEO], che hanno un loro programma. Lo stoccaggio ancora non avviene in Italia, mentre si avvicina la data del 2025 - tempo limite da parte dei tecnici dell'Aiea, l'agenzia mondiale dell'energia atomica - per l'adeguamento tecnico italiano. In Italia ci sono ancora 4 centrali in pieno smantellamento e si trovano a Trino Vercellese in Piemonte, a Garigliano in Campania, a Caorso in provincia di Piacenza e a Latina. Queste centrali si affiancano ai centri di ricerca di Ispra sul Lago Maggiore e allo stabilimento Nucleo a Roma.