Dalle agenzie nipponiche arriva la notizia di un possibile ritiro del Giappone dalla International Whaling Commission. La caccia alle balene potrebbe riprendere.

Una decisione in sospeso

Certe pratiche sono dure a morire. Tra queste, a giudicare dagli ultimi avvenimenti, quella della caccia alle balene da parte del Giappone. Nulla di confermato per il momento, ma purtroppo si prospetta un possibile ritiro dei Giapponesi dall'International Whaling Commission (IWC), commissione internazionale fondata nel 1986 che ha introdotto una moratoria sulla caccia commerciale dei cetacei.

Nonostante si tratti di una decisione in sospeso, le intenzioni del Giappone in tal senso sembrano abbastanza chiare. Il Paese ha addirittura minacciato di far ritirare dalla Commissione ben 89 Nazioni entro la fine dell'anno. Una prospettiva inquietante e quanto mai da scongiurare.

Gli scopi perseguiti nell'uccisione delle balene sono, nella maggior parte dei casi, esclusivamente commerciali. Eppure non è accaduto raramente che i Giapponesi ricorressero al pretesto dei fini scientifici per invocare il diritto alla caccia. Nel corso dei mesi questa giustificazione ha permesso loro di uccidere indisturbatamente centinaia di cetacei. Un problema di non facile soluzione.

A supporto delle proprie intenzioni, la Nazione nipponica sostiene inoltre che il numero delle balene sia attualmente in aumento e che dunque non si corra alcun rischio di estinzione della specie.

Vero o no, questa argomentazione è chiaramente un semplice pretesto al proseguimento di una pratica barbara.

I favorevoli e i contrari

Come spesso succede, anche sulla questione "caccia alle balene" il mondo si divide. I Paesi favorevoli all'uccisione di questi splendidi mammiferi sono la Norvegia, l'Islanda e, ovviamente, il Giappone.

Il fronte dei Paesi contrari, che invocano il divieto di caccia, vede schierati USA, Australia, Nuova Zelanda ed Europa.

L'Australia è forse il più accanito oppositore al momento. Melissa Prince, ministro dell'Ambiente australiano, ha affermato di essere assolutamente contraria a "tutte le forme di caccia commerciale e cosiddetta scientifica".

Nicola Beynon della Human Society International Australia ha sottolineato che se il Giappone uscisse effettivamente dalla IWC continuerebbe a "cacciare nel nord del Pacifico, operando completamente al di fuori dei limiti del diritto internazionale".

Una situazione più che mai preoccupante, in un mondo già sufficientemente distrutto dagli interventi dell'uomo.