Si è conclusa il 12 novembre il Cop26, l'assemblea dei paesi membri dell'ONU convocata con lo scopo di fissare nuovi obiettivi per combattere la crisi climatica e tra il 13 e il 14 novembre è stato firmato (e reso pubblico) il nuovo accordo internazionale che ne è derivato. Dopo il patto raggiunto fra i vari soggetti contraenti, non sono mancate in queste le critiche da parte dei movimento ambientalisti, che si dicono insoddisfatti degli impegni presi.

L'accordo raggiunto al Cop26

Le decisioni della Cop26 hanno ammesso i danni arrecati all'Ambiente fino ad ora e hanno compreso una lista di impegni che le nazioni si sono assunti.

Il primo è stato quello di aumentare il supporto finanziario attraverso l'Adaptation Fund, mentre si incoraggiano le nazioni più sviluppate ad aiutare economicamente quelle in via di sviluppo nel percorso di svolta verso la green economy.

Il testo firmato al termine della Cop26 è stato il risultato di una difficile trattativa che ha visto coinvolti più di 200 paesi- In particolare si riafferma quanto stabilito dagli accordi di Parigi e ci si spinge oltre nel segnare un impegno da parte delle varie nazioni di proteggere gli habitat in pericolo. Mentre il 90% delle foreste del mondo è stato posto sotto la protezione del giuramento di 130 paesi avente l'obiettivo di fermare la deforestazione entro il 2030.

Sempre nell'accordo firmato tra il 13 e il 14 novembre, si parla dell'effetto deleterio dei carbonfossili sull'ambiente e di quanto sia importante arrivare ad azzerare l'emissioni di anidride carbonica, una missione presa a cuore dalle case produttrici di automobili, che si sono impegnate a soppiantare il motore a benzina con quello elettrico per il 2040.

Le critiche all'accordo del Cop26

Ma in queste ore non sono mancate le critiche sull'esito del meeting internazionale: quella più grande è su un cambiamento di un termine nel testo dell'accordo. Se relativamente all'uso del carbone una prima bozza degli accordi utilizzava il verso "eliminare", la versione poi effettivamente firmata usa invece "diminuire".

Se si era già saputo prima della Cop26 che paesi come India, Australia, Cina e Giappone non volevano che si danneggiasse il mercato dei carbonfossili, i movimenti si sono sentiti in qualche modo traditi da un patto che non propone una sostituzione di carbone, petrolio e gas naturale.

Attivisti come Greta Thunberg e Alexandria Villaseñor sono state in prima linea sia nell'informare su cosa stava accadendo al COP26 lontano da videocamere e giornalisti, sia nel criticare i risultati a cui si è arrivati con l'accordo firmato a Glasgow.

In particolare Thunberg non ha mai condiviso l'ottimismo del grande pubblico verso la COP26 sottolineando che è più importante lo sforzo delle persone comuni, ma nonostante questo non si è risparmiata nel criticare la nuova decisione di spostare l'obiettivo stabilito a Parigi di fermare il surriscaldamento globale in modo che la temperatura del pianeta non vada oltre gli 1,5C a un molto più alto 2,4C.

Oltre a condividere la critica di questo Alexandria Villaseñor ha riportato di come il Cop26 fosse solo in teoria per i giovani, ma con un pubblico di adulti e senza punti di accesso per i giovani che volevano assistere.

In tutto questo attivisti come Isabel Hilton ricordano che ad esempio la città Nuova Dehli è avvolta dai fumi tossici causati dai carbonfossili, mentre Saleem Huq dell'International Center for Climate Change and Development ha criticato l'interferenza degli Stati Uniti nel modificare il patto.