Il day after dellaSupercoppa offre l'occasione peralcuni spunti di riflessione: la vittoria della Juventus è stata, manco a dirlo, la vittoriadella società che, ancora una volta, ha dimostrato tutta la sua abilità nel sapersi muovere con largo anticipo ed efficacia rispetto alle altre, operando sempre nella direzione giusta. Non a caso gli autori dei gol del successo sono due dei nuovi acquisti, ossia Mandzukic e Dybala. Ed è proprio nella gestione della rosache emerge l'acume tattico e motivazionale di Massimiliano Allegri.

L'uomo voluto da nessuno

Solo poco più di anno fa in casa bianconera non lo voleva nessuno, eccezion fatta per la dirigenza che, a ragione, ha puntato forte su di lui. In molti hanno storto il naso al suo arrivo, sia per il suo trascorso in rossonero (vedasi le dichiarazioni post gol di Muntari), sia per la rottura improvvisa e (quasi) inaspettata del rapporto con Conte. Tuttavia, per l'ennesima volta, il duo Marotta-Paratici ci ha visto lungo, consegnando all'ambiente un tecnico preparatissimo, nonché grande motivatore. E qui non ce ne vogliano i sostenitori della tesi che Allegri sia poco sergente di ferro, perché sa far sentire la sua voce. Semmai è da sottolineare la grande intelligenza che ha mostrato nell'entrare in punta di piedi nel mondo juventino, senza stravolgere quanto di fantastico fatto nel triennio precedente e promuovendoman mano il suo credo.

Gestione della rosa e messaggi alla società

Così si è giunti ad un passo dal trionfo continentale e da uno storico triplete, e così riparte una nuova stagione: gestione perfetta della rosa, della partita e Supercoppa in cascina senza particolari patemi e, soprattutto, senza infortuni. Sì, perché nuovamente, con zero partite ufficiali giocate, più di qualcuno aveva già iniziato a puntare il dito su Allegri, addossandogli la colpa delle defezioni dei vari Barzagli, peraltro recuperato e titolare contro la Lazio, Chiellini,Khedirae Morata, senza voler ascoltare le giuste ragioni addotte dal toscano riguardanti le necessità dovute ad una preparazione iniziata tardi a causa di una stagione logorante e terminata molto tardi.

Ancora una volta ha avuto successo ed è una vittoria che ha radici chiare. Innanzitutto la scelta di far giocare Coman dall'inizio, un modo sicuramente per dare fiducia al ragazzo e farlo sentire parte del progetto dopo un'estate di voci, ma, maggiormente, una decisione volta alla direzionedel pezzo forte del mercato in entrata: Dybala.

In questo senso Allegri sembra voler ripercorrere la strada seguita nella cura di Morata, quella di lasciarlo tranquillo, farlo familiarizzare con compagni e schemi nuovi, e togliergli un po' di quella inevitabile e, a volte, schiacciante pressione che si ha quando s'indossa la casacca bianconera. In secondo luogo la scelta del modulo: il 3-5-2 che ha rimandi ancora contiani, ma che può essere letto come un messaggio alla società: ho bisogno di un trequartista, ho bisogno di un vero numero 10(al di là di strategie di marketing come nel caso di Pogba) che sappia muoversi tra le linee e fare da collante tra centrocampo ed attacco. Difficilmente la società non lo ascolterà, per poter così permettergli di avere sempre più padronanza della squadra, di quel mondo in cui è entrato in silenzio e nel quale oggi fa sentire chiaramente la sua presenza.