La partita di domenica allo stadio Bentegodi di Verona ha regalato a tutti i tifosi dell’Inter e a tutti gli appassionati dello sport più seguito d’Italia l’ennesimo indizio che, sommato agli altri tre delle scorse giornate, fanno più che una prova: l’Inter è da scudetto. E sì, perché i nerazzurri pur non esprimendo un calcio sontuoso, divertente e spumeggiante e, pur subendo nel primo tempo le offensive dei clivensi, hanno raccolto altri 3 punti da sommare ai 9 già conquistati all’inizio del campionato.

La gara

Il lunch match risolto da Icardi domenica è l’epitome, il manifesto ideologico, il manuale di come dovrebbe essere una squadra vincente in un torneo lungo, pieno di insidie e di difficoltà come la Serie A.

Gli uomini di Mancini infatti, hanno disputato una gara tutt’altro che esaltante al cospetto di un Chievo vivace, corto, attento e dal morale alle stelle e, ciononostante, con una buona solidità difensiva, un’ottima cerniera di centrocampo ed uno scatenato bomber come Icardi, hanno vinto di misura la sfida. Un segnale questo che, al di là delle valutazioni dei detrattori, non può che essere importante per il prosieguo del campionato nerazzurro.

Il centrocampo

Una delle chiavi di volta del successo ai danni della squadra di Maran è stato di sicuro il rendimento del centrocampo interista che, grazie al suo mix di forza e classe, ha dato un contributo decisivo al trionfo in terra veneta. E sì, perché due dei tre interpreti che hanno calcato l’erba del Bentegodi con le rispettive caratteristiche di gioco hanno garantito alla squadra forza, geometrie, verticalizzazioni ed interdizione.

Sugli scudi il solito Kondogbia che, fra le altre cose, ha abbinato alla sua innata forza erculea un lancio niente male per la decisiva rete di Icardi. Meno bene Guarin il quale nel corso del match ha inciso poco in fase offensiva ma, allo stesso tempo, si è fatto sentire in quella difensiva con tanti, forse troppi falli. Infine, Felipe Melo è stato autorevole, ordinato e preciso anche nel far girare la sfera da un lato all’altro del campo.

Insomma, pur in una giornata poco felice in termini di brillantezza di gioco e di verve dei propri avanti, l’Inter di Mancini 2.0 è riuscita a sfruttare il suo sterminato potenziale candidandosi ancora una volta a regina del torneo.