In un clima surreale dove la contestazione a Lotito spadroneggiava, la croce RossoBlu ha subito provveduto a rianimare la Lazio pur disputando, almeno fino all’espulsione di Cissokho, una discreta gara. Genoa sfortunato quando al quinto minuto Rincon stampa sul palo interno il suo destro dal limite dell’area ma incredibilmente ‘pollo’ quando al minuto 35 sbaglia malamente il fuorigioco (Marchese e Laxalt) consegnando a Djordjevic il primo goal stagionale. Primo goal – gran tiro da fuori - anche per Felipe Anderson per il raddoppio, quando ormai la gara era stata compromessa da Rizzoli.

Grifone in nove per il rosso diretto a Pandev a cinque minuti dal termine per una gomitata a Mauricio. Come se non bastasse, Rincon è uscito malconcio. Per il Genoa terza sconfitta di fila dopo Firenze e quella casalinga con la Juventus.

Il ‘capolavoro’ di Rizzoli

Minuto 54, Rizzoli decide che la Lazio non può rischiare un secondo tempo di sofferenza e smentisce il suo stesso metro di giudizio. Cissokho, ammonito da poco, commette un fallo al limite dell’area su Anderson. Il fischietto bolognese non esita un secondo nell’estrarre il secondo giallo e quindi il rosso per il terzino senegalese. Eppure nel primo tempo Cataldi, esattamente come Cissokho, si era reso protagonista di due interventi da giallo ravvicinati ma, nel secondo caso, ha graziato il centrocampista reo di aver fermato Rincon lanciato verso la porta.

Cataldi graziato, Cissokho no e Genoa privato delle residue speranze di rimonta. Esattamente come la scorsa settimana con la Juve, quando Izzo è stato spedito anzitempo negli spogliatoi, applicando il regolamento alla lettera a differenza di quanto fatto con Pogba, Lemina e Chiellini. Ormai la nuova frontiera delle gare decise dai fischietti sembra essere la gestione dei cartellini.

Non solo Rizzoli

Nonostante l’arbitro ‘chirurgico’ il Genoa ha denotato ancora una volta la sterilità che lo contraddistingue dall’inizio della stagione. Perotti, Pandev e Ntcham col supporto di Tachtsidis e Rincon hanno cercato il fraseggio senza però trovare sbocchi efficaci – manca Pavoletti, oltre a Gakpe - se non col tiro da fuori come nel caso di Rincon, un’altra conclusione del venezuelano e due calci di punizione di Tachtsidis, parati da Marchetti.

Sulle fasce, Laxalt e Cissokho impegnati prevalentemente a contenere. Il primo goal, fulmine a ciel sereno perché il Genoa sembrava in controllo nonostante una Lazio dai ritmi crescenti, cambiava l’inerzia di una gara che sembrava poter segnare la rinascita. Ancora una volta il Grifone prende goal su cross dalla fascia e uomo libero sul secondo palo, come con Juve, Palermo e Fiorentina. L’attacco del Genoa è senz’altro improponibile, al momento, per la categoria e lo dicono i numeri: due goal nella stessa partita e quattro gare senza realizzare né quasi tirare in porta. Numeri che sembrano meno duri verso una difesa che, fra una dormita e l’altra, sta però costando punti preziosi. Una difesa che meriti di giocare in A non prende tutti i goal uguali sopra citati, che ha incassato il Genoa e su questi aspetti Gasperini dovrà lavorare.

Ora c’è il Milan, poi da Udine in poi occorreranno i punti altrimenti sarà il caso di prepararsi a qualcosa di brutto, ancor di più perché inaspettato. Ora si attendono gli infortunati, benché il rischio sia di ritrovarsi ad aspettare presunti salvatori della patria che tali non possono rivelarsi, in assenza di una squadra e di meccanismi ormai spariti.