Passati i 'mal di pancia' ed anche i malumori dei tifosi per la lunga telenovela estiva diretta dalla bella moglie manager, talvolta un pò invadente ed estremamente affascinata dai riflettori, Maurito Icardi ha iniziato a fare ciò che sa fare meglio: il gol. Con la doppietta realizzata all'Empoli che fa schizzare l'Inter al terzo posto in classifica e mantiene inalterati i due punti di distacco dalla Juventus capolista, il bomber argentino si è inserito da subito tra i protagonisti della Serie A 2016/2017 ed ha restituito al calcio italiano l'immagine di una squadra nerazzurra temibile e, soprattutto, in grado di candidarsi al ruolo di anti-Juve.

Dopo un avvio problematico,l'Inter oggi è una squadra in salute che inizia a mostrare chiari segnali di quel gioco voluto da Frank De Boer ma che, a conti fatti, non può fare a meno del suo miglior attaccante. Facile, oggi, dire che i vertici cinesi del club hanno fatto bene a resistere alla serrata corte del Napoli, rifiutando cifre astronomiche per la cessione di Maurito. Fino ad un mese fa erano in tanti a pensarla diversamente.

Un vero capitano

I gol li ha sempre fatti in serie A, 47 in 91 gare ufficiali con i nerazzurri ed 11 in 33 partite nel biennio in cui ha indossato la casacca blucerchiata della Sampdoria. I 6 realizzati nelle prime cinque gare di campionato portano a 64 il suo bottino complessivo nel massimo campionato.

Ma quello che sta convincendo tutti è il suo atteggiamento da leader, capace di trascinare la squadra dal punto di vista emotivo come accaduto a Pescara e contro la Juventus. All'inizio della sua esperienza nerazzurra, nel 2013, lo si accusava di essere fin troppo 'egoista' e lo si definiva un 'centravanti puro', spesso avulso alla chimica di gioco ma comunque puntuale all'appuntamento con il gol.

Nel corso delle stagioni Icardi ha saputo trasformarsi in un attaccante utile alla manovra, capace di creare spazio ai compagni, di diventare un prezioso assist-man e, addirittura, ripiegare in difesa in caso di bisogno. Oggi, a 24 anni non ancora compiuti, la sua maturazione calcistica sembra a buon punto e non ancora completa, perché Maurito possiede ampi margini di miglioramento.

Ma oggi, soprattutto, si dimostra degno di quella fascia che nella storia nerazzurra è stata indossata da gente come Picchi, Mazzola, Facchetti, Bergomi e Zanetti. Insieme a Joao Miranda è un punto di riferimento imprescindibile e non per nulla i due sono stati i migliori in campo nel match vittorioso di San Siro contro la Juventus che ha rilanciato le quotazioni nerazzurre.

De Boer, dalle stalle alle stelle

Il calcio possiede una magia unica. Meno di una settimana, dopo la disastrosa prestazione in Europa League contro l'Hapoel Beer Sheva, l'Inter era data in crisi profonda ed in tanti si attendevano lo scalpo di De Boer, tant'è che già sul web e sulla carta stampata erano circolati i nomi dei possibili sostituti del tecnico olandese.

La vittoria sulla Juventus è stata la panacea di tutti mali ed in questo è stato un buon profeta l'ex difensorenerazzurro Fulvio Collovatiche, decisamente in controtendenza con chi vedeva l'Inter delegata al ruolo di vittima sacrificale, aveva detto a chiare lettere che i bianconeri potevano paradossalmente rappresentare l'avversario ideale per un rilancio, proprio per le motivazioni che può infondere una sfida tanto sentita ed in grado, dunque, di mascherare le pecche di un motore ancora in rodaggio.Al di là di Icardi, Frank De Boer si gode anche un ritrovato Ever Banega (assente contro l'Empoli per squalifica, ndr) che contro la Juventus ha dato il meglio nel suo ruolo naturale a supporto degli attaccanti.

Insieme a Joao Mario, il trequartista argentino fornisce qualità ed imprevedibilità al centrocampo nerazzurro e, soprattutto, consente a Medel di giocare nel modo più consono alle sue caratteristiche di incontrista puro. Oggi l'Inter è ancora un cantiere aperto ma, finalmente, la qualità del lavoro svolto inizia ad emergere.