Trent'anni fa una luce si accese nel campionato di Serie A: esordiva Roberto Baggio, che avrebbe portato l'Italia alle soglie del titolo mondiale.
Qualunque appassionato di calcio di ieri e di oggi ha una vera e propria ammirazione per Roberto Baggio, vero e proprio fuoriclasse che attraversò tre periodi del calcio: gli anni '80, gli anni '90 e i primi anni duemila. Il fuoriclasse di Caldogno(VI), nato in Veneto il 18 febbraio del 1967, non sembrava essere un predestinato, anzi. Il ragazzo prometteva bene già quando giocava nel Vicenza, ma aveva le ginocchia molto fragili e molti nutrivano dei dubbi.
Ci credette invece la Fiorentina, che lo acquistò nel 1985, sfruttando i buoni rapporti tra i due presidenti. Baggio riuscì però solamente a giocare in Coppa Italia, prima di doversi fermare nuovamente.
L'ESORDIO - Il 21 settembre del 1986, agli ordini di Eugenio Bersellini, il fuoriclasse di Caldogno scese in campo nella seconda giornata quando la Fiorentina dovette affrontare la Sampdoria: la squadra vinse poi con doppietta di Ramon Diaz. L'ex allenatore di Inter e Sampdoria fece anche esordire il ragazzo nella gara interna di Coppa Uefa contro il Boavista, vinta per 1-0 dai gigliati con rete di Pin. Fu però la rete su punizione al Napoli nella penultima giornata del campionato a mostrarlo al pubblico: indossava la maglia numero 11 e vicino a lui c'era il grande Antognoni, che di lì a poco gli avrebbe passato il testimone.
Nella stagione 87-88, dopo l'emigrazione di quest'ultimo in terra svizzera, fu Baggio ad ereditarne la maglia numero 10: e sempre alla seconda giornata, avversario il Milan di Sacchi, il giovane si consacrò, a soli 20 anni, suo degno erede, scartando Galli e siglando, con una mirabile azione personale, la vittoria dei suoi.
In tutto Baggio giocò 94 partite di campionato, con 39 reti all'attivo per un totale poi, tra Serie A e Coppe, di 55 reti in 136 gare ufficiali. Ci fu poi il doloroso divorzio dalla Fiorentina e il lungo peregrinare che lo portò, oltre a Juventus, Milan e Inter, anche a Bologna e Brescia, dove chiuse la sua carriera nel 2004, attraversando ben tre mondiali. Certo, quel 21 settembre è lontano nella memoria, ma rimarrà sempre custodito nel suo cuore.