Il 13 novembre del 1966, esattamente 50 anni fa, dopo 7 vittorie consecutive la grande Inter di Helenio Herrera, pareggiava 0-0 in casa contro la Roma, mentre la Juventus batteva 1-0 il Cagliari di Gigi Riva.

I giornali si trovavano a commentare il primo mezzo passo falso di quella leggendaria Inter. Sarti, Burnich, Facchetti, Bedin, Guarnieri, Picchi, Jair, Mazzola, Cappellini, Suarez e Corso. Era questo l'11 leggendario che in quegli anni, parliamo del periodo compreso tra il 1962 e il 1966, vinse tutto ciò che poteva essere vinto, in Italia e nel mondo: 3 scudetti, 2 Coppa dei Campioni e due Coppa Intercontinentale, sono il fantastico palmares di quegli anni.

Ma, quella formazione passò, pure, alla storia per aver sprecato, in pochi giorni, nella stagione 1966/67, un'altra occasione per rivincere sia la Coppa dei Campioni, che lo scudetto.

L'incredibile ultima giornata

A distanza esatta di mezzo secolo, vogliamo rievocare il finale di quella indimenticabile stagione. L'Inter giocava a Mantova contro una squadra che non aveva nulla da chiedere al campionato, la Juventus, seconda in classifica, giocava contro la Lazio che, per evitare la retrocessione, doveva, necessariamente, fare risultato.

Una settimana prima l'Inter aveva, incredibilmente, perso, malgrado i favori del pronostico, a Lisbona, la finale di Coppa dei Campioni contro il Celtic. Si parlò di logorio, dovuto ad un ciclo che durava da 5 anni ma si pensava ad una riscossa della squadra nerazzurra, in campionato per aggiudicarsi almeno lo scudetto.

Con un punto in più sui bianconeri, l'Inter il 1° giugno 1967 scese in campo a Mantova ed all'inizio del secondo tempo un'incredibile papera del suo portiere Sarti condannò i neroazzurri alla sconfitta della partita e del campionato.

La Juve, infatti, vinse infatti per 2-1 contro la Lazio, al Comunale di Torino, sancendo la retrocessione della squadra romana in serie B.

Per i bianconeri si trattò della conquista del 13° scudetto.

La squadra operaia

A distanza di anni, la critica sportiva ha definito quello scudetto come la vittoria della Juve operaia, una squadra che non aveva mai mollato durante il Campionato, grazie ad un'organizzazione di gioco, fondato più sulla forma fisica e sulla corsa.

Era il cosiddetto 'movimiento' che predicava Heriberto Herrera, l'allenatore della Juve, artefice di quella straordinaria affermazione. Non c'erano grandi stelle in quella Juventus, ma il gruppo riuscì a colmare il gap tecnico dall'Inter, grazie ad una volontà mai doma.

Qualche anno fa Gianfranco Zigoni, attaccante della Juve di quella stagione, dichiarò, senza mezzi termini: "Lo scudetto del '67, quello conquistato all'ultima giornata è merito di Heriberto Herrera. Noi giocatori avevamo già mollato, lui no. L'Inter tecnicamente era superiore, la Juve una squadra operaia. Però abbiamo vinto e ce lo siamo anche meritato".

Uno dei calciatori simbolo di quella squadra fu Sandro Salvadore, difensore centrale, 12 campionati con la Juve, con più di 300 presenze con la maglia dei bianconeri, scomparso, prematuramente, il 4 gennaio 2007.

Nel cinquantesimo anniversario di quella stagione, vogliamo ricordarlo per la sua grinta ed il suo carattere battagliero, lui figlio di una famiglia di operai, lavorò giovanissimo come falegname, prima di dedicarsi interamente al mondo del calcio. Ma quella squadra va ricordata in blocco e tramandata alle nuove generazioni come dimostrazione che i grandi traguardi, non solo quelli sportivi, possono essere raggiunti grazie all'applicazione ed al costante allenamento.

E come abbiamo ricordato la formazione, quella stellare dell'Internazionale, potremo imparare i nomi di quei fantastici 11 atleti: Anzolin, Gori, Leoncini, Bercellino, Castano, Salvadore, Favalli, Del Sol, Zigoni, Cinesinho, Menichelli.