C'è un giorno nero nella storia del calcio italiano il cui anniversario cade il 23 marzo. Domenica 23 marzo del 1980 scoppiava il primo scandalo del calcioscommesse: lo sport più amato, gli eroi della domenica che avevano colorato ed animato i sogni di migliaia di ragazzi, erano diventati improvvisamente 'umani' nel peggior senso del termine. Quel 23 marzo di 37 anni fa scattarono le manette per alcuni famosi calciatori ed il gioco più bello del mondo, in Italia, sarebbe finito per la prima volta nelle aule giudiziarie.

Gli arresti sui campi di gioco

Le indagini della Procura di Roma erano partite a seguito dela denuncia di Massimo Cruciani, commerciante ortofrutticolo, che raccontò ai giudici di essere stato truffato. Tramite un intermediario, tale Alvaro Trinca di professione ristoratore, era entrato in contatto con alcuni calciatori della Lazio che lo avevano convinto a scommettere su alcune gare del massimo campionato che erano state combinate. Di fatto, non tutti i risultati si verificarono nel modo in cui era stato reso noto a Cruciani che, nelle scommesse, aveva perso ingenti somme. Portate avanti le relative indagini, la Procura emise gli ordini di custodia cautelare che il 23 marzo, quando si stava disputando la 24^ giornata del campionato di Serie A, furono eseguiti negli stadi alla fine delle partite.

Tra i calciatori più noti a finire in manette ci furono Ricky Albertosi e Giorgio Morini del Milan; Lionello Manfredonia, Bruno Giordano, Giuseppe Wilson e Massimo Cacciatori della Lazio; Gianfranco Casarsa del Perugia. Complessivamente, ci furono 13 arresti e la magistratura emise inoltre ordini di comparizione per Paolo Rossi del Perugia, Oscar Damiani del Napoli, Beppe Dossena e Beppe Savoldi del Bologna.

Le sentenze

Pesantissime le sentenze di primo grado emesse dalla Commissione Disciplinare della Lega Calcio. Tra i calciatori, in tre furono radiati, altri 15 condannati a periodi di squalifica varianti tra i 6 anni ed i tre mesi. Tra le società, Milan e Lazio furono retrocesse in serie B, punti di penalizzazione da scontare nella stagione successiva per Avellino, Perugia e Bologna.

Le pene inflitte ai club vennero confermate in linea di massima anche nel processo d'appello, con l'aggiunta di penalità per Palermo e Taranto in serie B dopo che entrambe erano state assolte in primo grado. Tra i dirigenti, venne radiato il presidente del Milan, Felice Colombo. Tra i giocatori, infine, le pena più pesanti vennero inflitte a Stefano Pellegrini dell'Avellino, squalificato per 6 anni; Massimo Cacciatori e Mauro Della Martira del Perugia, 5 anni ciascuno, mentre la squalifica a vita di Albertosi venne ridotta a 4 anni. Mano pesante anche per Giordano, Manfredonia e Savoldi, 3 anni e mezzo; per Wilson e Rossi condannati, rispettivamente, a 3 e 2 anni di fermo agonistico. Il primo di una lunga serie di scandali che hanno travolto il calcio italiano, un campanello d'allarme per quel bellissimo giocattolo che iniziava a rompersi. Purtroppo, quella del 1980 fu soltanto la prima crepa.