Chissà cosa avrebbe pensato la signora Emilia, mamma di uno dei più grandi calciatori italiani di sempre, se avesse saputo 82 anni fa che il suo regalo al figlio sarebbe diventato oggetto di aspre polemiche. Eppure è accaduto, la FIGC è stata bersagliata dalle critiche per una scelta che in molti hanno giudicato inopportuna. Tutto nasce dall'iniziativa della Federcalcio di postare sul proprio sito un'immagine che raccontasse, in qualche modo, la Festa della mamma. Così è stato scelto di mettere in bella mostra una speciale maglia della Nazionale, quella indossata da Silvio Piola il 24 marzo del 1935, in occasione del suo esordio in azzurro.
Nella circostanza, l'Italia sconfisse l'Austria a Vienna con il punteggio di 2-0 ed entrambe le reti portarono la firma del bomber che in quel periodo vestiva la maglia della Lazio. La signora Emilia Cavanna, cuore di mamma, cucì a mano la scritta sulla maglia, in cui ricordava luogo e data della partita, il risultato ed entrambi i gol realizzati dal celebre figlio. Il problema non sta certamente nella scritta, ma nel simbolo cucito sul petto della maglia italiana di allora: lo scudetto dei Savoia con accanto il fascio littorio.
Il simbolo contestato
Naturalmente la polemica sta tutta nell'inequivocabile simbolo, emblema dei fasci di Benito Mussolini e scelto come stemma del PNF. Su Twitter la gente si è letteralmente scatenata.
"Il fascimo è reato", si legge in molti tweet, "e come tale va punito". E c'è anche chi azzarda che "la FIGC è dunque diventata un'organizzazione fascista". Durissimo l'Osservatorio sulle nuove destre che giudica la scelta "infelice, perché se si tratta di un infortunio è molto grave, ma se la scelta è voluta è ancora peggio".
Polemiche strumentali
Onde evitare ulteriori veleni, la Federcalcio ha rimosso l'immagine. Tutto però ci sembra apertamente strumentale, di certo la FIGC non intendeva fare 'apologia del fascismo'. La Storia ha bollato inequivocabilmente il ventennio mussoliniano come una pagina nera, per la guerra e le deportazioni di cittadini italiani, per le vergogne di Salò e per quelli che i tribunali hanno riconosciuto come crimini.
Eppure, non possiamo far altro che considerare assolutamente inopportuna la polemica legata alla maglia di Silvio Piola. Che poteva farci la signora Emilia se il figlio ha esordito in Nazionale in pieno ventennio fascista: per lo stesso principio si dovrebbero forse bruciare le maglie degli azzurri di Vittorio Pozzo due volte campioni del mondo, nel 1934 e 1938? O cancellare e sminuire in qualche modo le imprese sportive di Meazza, Schiavio, Colaussi e lo stesso Piola? Solo perché il caso ha voluto che fossero compiute in piena dittatura fascista? Quello della signora Emilia fu un bellissimo regalo al figlio, al cui nome è ancora legato il record assoluto di gol nel campionato italiano di Serie A (274).
Condanniamo il fascismo, già condannato dalla Storia, assolviamo certamente la FIGC perché il fatto non sussiste. Al contrario, l'immagine di quella maglia riporta ad un calcio romantico, ancora avvolto da leggenda e poesia, e sa di omaggio ad un fuoriclasse assoluto. Chi ha voluto vedere soltanto il simbolo del fascio su quella maglia, proabilmente non ha idea di chi sia stato Silvio Piola: anche questa è carenza di memoria storica. Che poi il periodo più ricco di vittorie per la Nazionale Italiana (due titoli mondiali ed uno olimpico, quest'ultimo resta unico ancora oggi, ndr) sia legato al ventennio fascista, che sia stato utilizzato dal regime a scopo propagandistico, non ci piove. Ma, certamente, non per colpa di coloro che andarono in campo e vinsero con pieno merito.