Da giovane promessa e bandiera del Milan, all'aspra contestazione subita all'esordio dell'Italia agli Europei Under 21 in Polonia, il passo è stato piuttosto breve e rapido (o ripido?) per Gigio Donnarumma.
Un predestinato che predestinato, forse, non voleva essere
Il giovanissimo portiere di Castellammare di Stabia è nato nel 1999, dopo dieci anni nelle giovanili del Club Napoli, si è trasferito nel 2013 alle giovanili del Milan, e dal 2015 è entrato a far parte della prima squadra. Da quel momento Gigio, sedicenne, ha incantato tutti per la sua maestria tra i pali.
Altissimo, ma agilissimo, con una certa propensione a parare i rigori, Donnarumma è stato da subito il prescelto: non solo indicato come l'erede naturale di Gianluigi Buffon per via del ruolo, ma anche, in un certo senso, di Baresi e Maldini per via della sua forte appartenenza all'A.C. Milan. In pratica era un ragazzino quando ha esordito in prima squadra, ed i tifosi non ci hanno messo molto ad erigerlo nuova bandiera della squadra, simbolo romantico di un Calcio che non c'è più.
Eppure, nel corso del tempo, mentre Gigio si distingueva sempre più per le sue parate e per il suo talento acerbo ma indiscutibile, qualcosa è cambiato. Tra un bacio alla maglia e una mano sul cuore e sullo stemma, qualcosa si è rotto, e il suo primo contratto da professionista si avvicina sempre più alla scadenza.
Ma quando il Milan si è fatto avanti proponendo un rinnovo piuttosto sostanzioso al portiere diciottenne, e la fascia di capitano, lui ha rifiutato l'offerta e comunicato di non voler rimanere in quella che sosteneva essere la sua squadra del cuore.
La contestazione agli Europei Under 21 e il malinteso alla base di questa storia
E molto poco c'è voluto per passare da essere Donnarumma il baby campione ad essere "Dollarumma" il "mercenario", schernito ieri, al debutto agli Europei Under 21, con lo striscione e con il lancio di fotocopie di banconote nella sua area di rigore, a sottolineare l'attaccamento ai soldi del suddetto portierone junior.
Tralasciando le osservazioni sui procuratori, che sono state effettuate con ben più cognizione di causa in altre mille sedi, quel che preme è far notare che alla base di tutta questa storia c'è, purtroppo, un grande, enorme, gigantesco malinteso: il calcio ha dimostrato più volte di essere cambiato, e certo non ci volevano le gesta di Gianluigi Donnarumma per scoprirlo, e forse addossare tanta responsabilità ad un ragazzino (perché sempre di un diciottenne stiamo parlando) è stata una mossa romanticamente avventata. Non si può decidere che Gianluigi Donnarumma sarà l'erede di Gianluigi Buffon soltanto perché "nomen omen", bisogna lasciare che anche lui faccia il suo percorso di crescita, umana e professionale, e trarre le conclusioni più avanti, perché a prescindere da tutto, un ragazzo di diciotto anni, nato a Castellammare di Stabia, non può essere considerato la bandiera del Milan, come di nessuna altra squadra, semplicemente perché a 18 anni ancora deve dimostrare tanto, forse tutto, e perché l'assioma che non ci sono più bandiere si può smentire a posteriori, cioè dopo aver valutato una carriera, e non prima che questa sia stata vissuta dal protagonista nella maniera in cui lui meglio crede.