Non tutti gli addii sono uguali: c’è chi come Gary Medel lascia l’Inter per il Besiktas con un bel messaggio di ringraziamento rivolto a tifosi, dirigenti, allenatori, compagni di squadra e a tutto il personale nerazzurro che ha accompagnato i suoi tre anni a Milano. Ma c’è anche chi sceglie di rompere con l’ambiente in modo netto e, possiamo dirlo, poco professionale: è il caso di Geoffrey Kondogbia che ha deciso di forzare la mano non presentandosi all’ultimo allenamento della squadra prima della trasferta a Lecce per l’amichevole contro il Betis Siviglia.
La reazione della dirigenza non si è fatta attendere: il francese non è stato convocato in attesa un provvedimento disciplinare.
Una cessione complessa
Dietro al comportamento di Kondogbia c’è la sua volontà di lasciare l’Inter: ma l’elevato cartellino del giocatore, soffiato al Milan due anni fa per una cifra complessiva vicina ai 40 milioni, impedisce alla società di cedere facilmente il centrocampista. Infatti, considerando gli ammortamenti intervenuti, i nerazzurri rischierebbero una minusvalenza se lo lasciassero andare via per meno di 24 milioni. Un’alternativa potrebbe essere il prestito oneroso annuale con diritto di riscatto, fissato ad una cifra pari a circa 16 milioni. Ma il Valencia, l’unica squadra che si è fatta avanti per il francese (insieme al Southampton, che però gli ha preferito Lemina), non ha accettato queste condizioni minime stabilite dai nerazzurri.
Così sarà necessario trattare ancora, magari con l’inserimento di qualche giocatore della società spagnola (si è parlato spesso di Garay e Cancelo), per far sì che le parti trovino un accordo.
La delusione di Spalletti
Infatti, dopo l’episodio di oggi, è inimmaginabile un futuro ancora in nerazzurro per Kondogbia. Lo stesso Spalletti, pur spiazzato dalla mossa del suo giocatore, è stato categorico: “Qualcuno gli avrà fatto delle promesse, spingendolo a compiere certe scelte – ha spiegato il tecnico di Certaldo ai giornalisti – ma le promesse doveva farle anche a noi che giusto due lire lo abbiamo pagato'', aggiungendo poi di non voler tenere le persone all’Inter per forza e di essere rimasto sorpreso da un simile comportamento, visto che sarebbe bastato confrontarsi e parlare per ottenere la cessione, invece di compiere un gesto così estremo.
La maledizione del numero sette
Qualche appassionato nerazzurro, come Fulvio Santucci, a proposito di questa vicenda ha notato una strana coincidenza: negli ultimi anni, a parte l’importante eccezione di Luís Figo, tutti i giocatori che hanno indossato la maglia numero sette, quella scelta due anni fa da Kondogbia, hanno vissuto un’esperienza a dir poco negativa all’Inter.
L’elenco è lungo e abbastanza impressionante: dal grande rimpianto Coutinho, esploso ben lontano da Milano, al “Trivela” Quaresma; dalla meteora Keane a Schelotto, che può almeno contare su un gol segnato nel derby; dalla delusione Belfodil all’umorale Osvaldo, passando per il discreto Pazzini. Qualcuno per scherzo ha proposto di ritirare la maglia: una soluzione alternativa sarebbe quella di scegliere con più attenzione i giocatori che d’ora in poi la indosseranno.