A quasi un mese di distanza dall'esonero di Vincenzo Montella, la situazione del Milan non è ancora migliorata, anzi: nelle prime uscite di Gennaro Gattuso sulla panchina, molti prevedevano una partenza in discesa con 9 punti facili contro le piccole del campionato, ma l’ex mediano ha rimediato solo 4 punti in 3 partite contro Benevento, Bologna e Hellas Verona, con nel mezzo anche la sconfitta con il Rijeka in Europa League, partita ininfluente ai fini del passaggio del turno, dato che i rossoneri erano già qualificati come primi nel girone.

Esoneri: da Marra a Montella

Il primo a pagare lo scorso 26 settembre dopo la sconfitta per 2 a 0 contro la Sampdoria, che ha registrato una delle prestazioni più brutte della storia recente del Milan, è stato il preparatore atletico Emanuele Marra, licenziato dallo stesso Vincenzo Montella dopo un incontro con la dirigenza. Mario Innaurato è stato quindi scelto come nuovo preparatore atletico. Ma le prestazioni in campo continuano ad essere negative ed il secondo a finire sul banco degli imputati è stato proprio l’allenatore campano, per lui è stato fatale lo 0 a 0 con il Torino. Fassone e mirabelli nel post-partita hanno deciso di comune accordo di comunicare l’esonero a Montella e affidare la panchina a Gennaro Gattuso, già allenatore della primavera.

L’avvicendamento in panchina però, purtroppo per i rossoneri, non è servito. I risultati anziché migliorare, sono peggiorati: 1,33 punti a partita con Gattuso, la media è addirittura peggiore rispetto a quella con Montella in panchina e con l’aggravante di aver incontrato ad oggi solo squadre di bassa classifica.

Mirabelli a rischio?

I problemi persistono e dopo aver cambiato preparatore e allenatore, la prossima testa a saltare ora potrebbe essere proprio quella di Massimiliano Mirabelli. Il progetto sportivo messo in atto dal closing ad oggi si è rivelato un totale fallimento e se a sbagliare sia stato l’allenatore, il preparatore o il giocatore, le loro colpe adesso ricadono tutte sul direttore sportivo, che essendo tale ha il compito e la responsabilità di scegliere gli uomini giusti.

La nuova proprietà ha messo nelle sue mani 230 milioni di euro lo scorso giugno per formare una squadra che aveva l’obiettivo di competere per un posto in Champions, ma nell’ultima giornata ha dovuto assistere all’ennesima uscita a vuoto, nella sonora sconfitta contro il Verona, squadra neopromossa che lotta per la retrocessione. Il brand dei rossoneri diventa, dopo queste magre figure, un prodotto sempre più difficile da far crescere ed esportare. Il quarto posto ora è solo un miraggio, ma intervistato dopo il 3 a 0 da Sky Sport ha dichiarato che rifarebbe tutti gli acquisti del calciomercato estivo.

Ma se il direttore sportivo rischia il licenziamento, l’amministratore delegato Marco Fassone resta strettamente legato al Milan, almeno fino al prossimo ottobre: l’ad dovrà ricoprire il suo ruolo fino a quando non si estinguerà il debito dei rossoneri con Elliott, come sottoscritto dalla stesso fondo americano.